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martedì 13 dicembre 2011

Severance

Vi ricordate di un certo Ragionier Filini? Quel tizio che nell'epica serie fantozziana organizzava gite di lavoro improponibili, in posti assurdi, con risultati tragicomici? Ecco, nel nostro"Severance" una situazione del genere si ripropone, in salsa molto british e con picchi di horror splatter, quando un gruppo di lavoratori inglesi della Palisade, una multinazionale che vende armi, parte alla volta degli esotici e misteriosi Carpazi. L'obiettivo del viaggio è quello di migliorare la convivenza del gruppo e, di conseguenza, i profitti per l'azienda, peccato che poi il Filini della situazione sbagli rifugio, siamo in una foresta selvaggia, e il bagno di sangue è assicurato.
E dire che il viaggio della nostra combriccola aveva tutti i crismi dell'allegra gita fuori porta, partite di paintball, cene non molto luculliane, e tutte quelle dinamiche di gruppo tra amorini solo accennati e odiosità da colleghi.
Se in passato "Hostel", "Them" e compagnia danzante ci hanno insegnato qualcosa è che l'Europa centro-orientale, per quanto bella, affascinante e low cost, non è affatto un posto sicuro. Sia che la si consideri come meta del turismo sessuale, che come locus amoenus nel quale ritrovare serenità per esprimere la propria arte, papà Cinema ci ha insegnato che bisogna stare accorti.
In questa ottica "Severance" riesce a destreggiarsi bene tra la commedia nerissima, nella prima parte, e l'horror spumeggiante, nella seconda, infarcendo il tutto con delle venature di satira e critica politica che non rimangono solo a far da sottofondo. E' il caso dei mirabolanti flash sulle origini misteriose dell'azienda Palisade, tra manicomi criminali e ospedali hot, in un contesto che sottolinea, con punte molto ironiche, l'abusatissima retorica del terrorismo, della guerra ovunque e comunque, e l'ombra del capitalismo imperialistico(forse qui esagero!).
Niente male quindi questo "Severance", che nel titolo ha la doppia accezione di liquidazione(lavorativa) e scissione(quella più splatter), diretto con mestiere da Christopher Smith, già intravisto nel discreto "Creep - Il chirurgo", e coadiuvato da un cast di attori in buona forma, in particolare il simpatico e sballatissimo Danny Dyer e lo sfortunato Gordon(Andy Nyman).
La crisi c'è, si fa sentire, e non si può scappare, come il Montismo dilagante ci dice a chiare lettere. Qualche taglio da qualche parte, e in qualche modo, bisogna pur farlo e quindi tutti sui Carpazi!!



Scheda Film

Anno e Nazione: 2006, Gran Bretagna

Adieu

giovedì 24 novembre 2011

Il Marito Perfetto

Nicola e Viola sono una coppia di trentenni che decide di passare qualche giorno in un bel casale di campagna per potersi finalmente rilassare, gettare alle spalle qualche ansia e, magari, pianificare di metter su famiglia. Tra un paesaggio da cartolina, una cena romantica, e un letto ornato con petali di rosa e candele tutto sembra procedere per il meglio... ovvero un bagno di sangue!!
Lucas Pavetto, l'ottimo regista del mediometraggio "Il marito perfetto", presenta così la sua opera:"Vi siete mai soffermati a chiedervi se la persona che avete al vostro fianco è davvero chi pensate che sia? Siete pronti a giurare che conoscete bene quali sono i pensieri e le molle che spingono il comportamento del vostro compagno di vita? E siete sicuri di conoscere anche voi stessi altrettanto bene?"
Per quanto inquietanti siano le domande credo che l'idea di un mondo composto di sole Sandra e Raimondo si possa ritenere superata, non è detto che vada a finire sempre come in "Shining", ma a tutti può capitare di avere Olindo Romano come marito(e pensare che io c'ho la coppia clone come vicini di pianerottolo, vantandomene!)
Comunque sia le vie dell'amore sono infinite, così come le manifestazioni di affetto annesse. E dire che la coppia del film aveva tutte le carte in regola per durare: bella lei, bello lui, un futuro apparentemente roseo, ma qualche scheletro di troppo dentro l'armadio.
Ispirato al cinema francese, per stessa ammissione del regista, in "Il marito perfetto" non mancano echi del buon splatter transalpino degli ultimi anni, su tutti "Alta Tensione" di Alexandre Aja, e qualche flash e atmosfera che ricorda "A l'interieur"(sarà colpa mia che lo rivedo ovunque...).
Il risultato è davvero interessante: 40 minuti tesi e concentratissimi, nessun punto morto nella storia, attori non troppo asini(lei è bona, o quantomeno a me piace), il sangue non manca, i trucchi di scena sono molto old school, la scena da ricordare c'è(il vigilante), e il finale, pur sapendo di già visto, non si rende affatto insopportabile.
Tutto grasso che cola nel cadente contesto dell'horror italiano recente, grazie a una produzione indipendente low budget, che fa ben sperare, e un regista che intelligentemente lavora su un tema attraente senza mandarla troppo per le lunghe. Buona fotografia e cura dei particolari(vero In The Market?) che rendono il tutto molto credibile.
Onore al merito!

Il film è visionabile integralmente aggratis nel sito del regista, insieme ad altri suoi corti e mediometraggi: http://www.lucaspavetto.com/ilmaritoperfetto/


Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, Italia

Adieu

mercoledì 16 novembre 2011

Mother's Day

Tre rapinatori si rifugiano in quella che credono essere la loro casa, uno di loro è ferito e necessità di cure urgenti, ma con somma sorpresa trovano una comitiva di trentenni intenta a dilettarsi in balli e giocate a stecche, ospitati dai coniugi Sohapi(che così tanto happy alla fine non saranno). Per loro la festa di compleanno si trasforma ben presto in un incubo perchè "Alla fine arriva mamma" e niente sarà come prima.
Dal regista di "Saw" II, III, IV.... XLVI ecco un filmetto niente male, un pò thriller, un pò splatter e soprattutto molto interessante.
Ambientato nel bel mezzo dell'arrivo di un uragano la vera tragedia si consuma all'interno delle mura domestiche( fatto già visto in altre occasioni simili tipo "Secuestrados" "A l'interieur" e soci) dove il gruppo di ostaggi viene tenuto a bada, non sempre con le buone, dai figli rapinatori e una mamma che ha gli occhi azzurri e severi dell'ottima Rebecca De Mornay.
Di "Mother's Day" mi hanno colpito un paio di ottime scelte del regista, la prima è legata all'attenta caratterizzazione dei personaggi, a cospetto di un folto gruppo di attori, nel quale spiccano figure femminili notevoli contrapposte a figure maschili deboli e fragili.
Così da un lato la madre è madre con la M maiuscola incarnando in se tutti i lati più estremi, nel bene e nel male, che rievocano tale figura: iperprotettiva, possessiva verso la casa, dolce, rassicurante, intransigente, vero punto di riferimento per i propri figli. A lei si contrappone un'altra donna, la Sohapi, che solo scorrendo il film mostra tutta la sua forza di donna umiliata e ferita, dando così vita ad un appassionante duello rusticano finale che tanto ricorda, nella forma quanto nei concetti, quello straordinario del mio tanto adorato "A l'interieur".
Detto delle donne veniamo, signori miei, ai carissimi uomini. Guardate non voglio dilungarmi più di tanto(come potrei?) in quanto si potrebbe stare a parlare tanto di personalità piagnucolose e insicure(i figli della Madre), fedifraghe e codarde(gli sventurati invitati), ma siccome sono buono dico soltanto di fare molta attenzione al personaggio sosia di De Luigi quando imita Carlo Lucarelli, detto questo siate certi che lui vi darà soddisfazioni!
Altro pezzo di bravura dell'ottimo Bousman è la gestione delle dinamiche interne ai gruppi nel film, cosa che puzza tanto di "Saw". I protagonisti, lontani da ogni pensiero di salvaguardia del gruppo, finiscono per farsi guerra tra di loro, sino a procurarsi da soli la morte, e il regista, con sapiente uso di scene splatter e violenze spesso più psicologiche che fisiche, sottolinea con cupo gusto la ferinità di tali gesti. A tal riguardo gustate con coscienzioso occhio la scena del Bancomat, ne vale la pena davvero.
Scheda Film

Anno e Nazione: 2010, USA

Adieu

lunedì 14 novembre 2011

Wolf Creek

Ecco la più classica trama horror che esista: un gruppo di giovanotti belli e molto spesso maledettamente stupidi si mette in viaggio e beve, si sballa, ride, scherza, se gli va di culo fa pure sesso. Tutto va a gonfie vele sino a che un imprevisto(9 volte su 10 si ferma la macchina) non scombini i piani della truppa viaggiante. Di solito a questo punto i nostri "eroi" finiscono vittime di un efferato serial killer con un passato difficile che si costruisce una maschera(classico slasher) oppure un maniaco sadico, inizialmente dai modi affabili, che si diletta in squartamenti vari(classico splatter). Può anche succedere che i due generi coincidano. La conclusione tipica vede almeno un superstite sopravvivere miracolosamente, ma se siamo fortunati non sopravvive nessuno.
Ricostruendo il tutto nel caso del nostro film ci troviamo in Australia, in una zona desertica, con un gruppo di tre ragazzi inglesi, due ragazze e un ragazzo, che come detto sopra ci danno dentro tra festicciole varie, nasce pure una storia d'amore solo accennata, e dopo aver visitato il cratere di Wolf Creek, originato da un meteorite, rimangono in panne con la loro vettura. I baldanzosi giovanotti vengono aiutati da un caro zotico del luogo che tanto sa di "Mr.Crocodile Dundee", il quale prima li accoglie con modi affabili e dopo qualche ora vuole farli a pezzi, semplice no?
Detto questo se l'unico motivo per vedere "Wolf Creek"
fosse l'originalità della trama sarebbe il caso di andare a vedere "Il Re Leone", cosa che peraltro spero di fare presto.
E dire che il "Wolf Creek" dell'allora esordiente, e tuttora mezzo sconosciuto, Greg McLean un paio di ottime carte le aveva in mano, senza però giocarle al massimo. La prima è senza dubbio il paesaggio che il regista prova a rendere protagonista, in particolar modo nella prima parte quando, con risultati mediocri, mette in mezzo misteri soprannaturali che non ci sono ma che il paesaggio potrebbe suscitare.
L'altra buona carta a disposizione è la credibilità della storia ispirata a fatti realmente accaduti: il riferimento va al serial killer dei backpapers( i nostrani sacco a pelo) Ivan Milat che durante gli anni novanta terrorizzò i paciosi australiani uccidendo un numero imprecisato di turisti. Peccato che la storia vera diventa verosimile, e il risultato pure.
Ciò che rimane è un onesto horror in salsa splatter che rende la pellicola guardabile, con qualche picco di tensione, e le vittime tra le più stupide che io possa ricordare.




"Quello non è un coltello, questo è un coltello!!"

Scheda Film

Anno e Nazione: 2005, Australia
Adieu

giovedì 10 novembre 2011

Zombie Of Mass Destruction

In una tranquilla e ridente cittadina americana la vita scorre serena: il reverendo recita noiose messe, il sindaco conservatore teme la sfida elettorale con una frikkettona pacifista riformista, un ristoratore iraniano con figliola occidentalizzata combatte i pregiudizi sulle sue origini, e un ragazzo gay crede che fare outing agli occhi della madre sia la cosa più complicata al mondo. Ah dimenticavo la family very USA(forse...) guidata da un padre a dir poco sopra le righe.
E fu così l'undicesimo o dodicesimo giorno Dio(o chi per lui) creò le zombies-comedy! Magari si sarà preso il suo tempo ma senza dubbio l'attesa che il Siùr ci ha riservato non è stata affatto vana. "Zombie of Mass Destruction" è l'ennesimo predestinato cult di questo genere ibrido che detto come noi gggiovani "spacca davvero i culi".
Un film che ha pochissimo da invidiare al maximum "L'alba dei morti dementi" e che, a mio avviso, supera il contemporaneo "Zombieland"(non mi hanno convinto alcune cose ma credo che ci tornerò).
L'umorismo messo in scena da Kevin Hamedani, per quanto irriverente, appare verosimile nel descrivere una società americana omofoba e xenofoba come non mai. La lettura seriosa del non morto meno pericoloso dell'umano qui viene rivisitata ironicamente, e ampliata: il contagio accolto come nuovo september eleven è una chicca, come l'esilarante test di americanismo, senza dimenticare la coppia gay sottoposta alla cura di "Arancia Meccanica" per redimersi. Inoltre consiglio vivamente di guardarlo in lingua originale con sottotitoli per poter gustare degli ottimi giochi di parole.
La bravura di Hamedani sta anche nel non occuparsi soltanto di far ridere ma di rendere il tutto credibile, come un vera pellicola horror zombesca che si rispetti. I versamenti di sangue, spappolamenti vari, e inseguimenti adrenalinici non mancano, e hanno quella fattura un pò grezza da vero b-movie del genere.
Eppoi il finale pessimistico e cinico su un'America che, nonostante l'apocalisse, non cambi di una virgola rende il tutto un perfetto stile Romero, a riguardo state attenti alle frikkettona!
Tutto è talmente esplicito che dilungarsi in noiose disquisizioni sulla natura delle critiche che il regista fa alla società americana non renderebbe giustizia ad un lavoro innovativo, fresco, citazionista come piace a me, e maledettamente geniale.



Scheda Film

Anno e Nazione: 2009, USA

Adieu

giovedì 8 settembre 2011

A l'interieur

In una Parigi messa a ferro e fuoco dalla rivolta nelle banlieu una giovane fotografa incinta, la cui vita è stata recentemente sconvolta dalla morte del padre del bambino che porta in grembo, sta per passare la notte di Natale sola in casa. A rompere il silenzio e la tranquillità della notte sarà una visita non troppo gradita e amichevole.
A l''interiuer è un gioiellino del genere gore splatter confezionato dai giovani registi francesi Alexandre Bustillo e Julien Maury, nuovi rappresentati del recente cinema horror francese che in questo genere particolare sta vivendo un ottimo periodo di forma. Un vero incubo entre les mursche prende allo stomaco e riempe lo spettatore di interrogativi che giustifichino cotanta efferatezza. La risposta a tutto ciò sta "dentro", come il titolo suggerisce: dentro la casa, luogo che ispira sicurezza e tranquillità quando "fuori" tutto viene sconvolto dalla rivolta, ma soprattutto dentro Sarah(una brava Alysson Paradis, per la cronaca cognata di Johnny Depp) costretta a sfuggire alla furia cieca di una donna(Beatrice Dalle, raggelante negli sguardi) vestita di nero e armata soltanto di una forbice da sarta, ma di lei null'altro si sa.
Nulla viene risparmiato allo sguardo in un tourbillon inesorabile di sangue e carne che però non svilisce la trama di un piccolo capolavoro del genere che riesce a turbare ed appassionare sino all'ultimo istante. A l'interieur scava nella più primordiale tra le paure dell'uomo, ovvero la paura dello straniero, del diverso, dell'estraneo e lo fa giocando su più piani: gli stranieri che si ribellano per le strade francesi come l'estraneo che viene a saldare i conti dentro casa.
Notevole il finale con un scena tra le più poetiche e terribili del cinema horror di mia memoria. Buona visione.


Scheda Film

Anno e Nazione: 2007, Francia

Adieu

mercoledì 24 agosto 2011

In the market

In una calda estate due ragazze ed un ragazzo decidono di fare un viaggio all'insegna della spensieratezza e del divertimento, unica tappa definita il concerto della rockband GTO. Fermatisi ad una stazione di servizio incappano in una rapina che li lascia senza soldi e beni di prima necessità. L'unica soluzione appare accamparsi dentro un market che sta per chiudere e lì passarvi la notte per rifocillarsi. Se in un primo momento l'idea appare esaltante ben presto si scopre che il luogo non è del tutto disabitato...
Udite udite siamo di fronte ad un horror italiano! no, che non si scomodino gli oramai sbiaditi(gli anni passano) Dario Argento o Pupi Avati(per citare quelli viventi), questa volta ci si è spinti sino ad una piccola produzione a basso costo con attori alle prime armi e un sottogenere horror, quale il torture porn, che in salsa italiana non si vedeva da un pezzo. L'opera prima del giovanissimo Lorenzo Lombardi(nemmeno 25enne) è un prodotto senza dubbio innovativo nell'arido contesto italiano, anche se alcune pecche importanti vengono fuori e abbassano di molto la media. Ma andiamo con ordine: nella prima parte è ben sfruttata l'ambientazione on the road fatta di lunghe strade statali, in un su e giù collinoso, che alterna bene la sensazione di leggerezza all'inquietante svolta che sta per colpire i protagonisti. La scelta del non luogo tra centro Italia e highway americane appare invece deboluccia, le targhe americane delle macchine si alterano a un'autoradio che trasmette in spagnolo e le insegne della stazione di servizio in italiano, per dirla tutta un potpourri che non funziona affatto! Altra pecca importante è il tentativo piuttosto didascalico di tarantinizzazione dei dialoghi, il materiale umano(attori) è a un livello minimale e i tempi delle battute che guardano ai mitici dialoghi non sense di "Pulp Fiction" e "Le Iene" vanno a farsi benedire. Anche le strizzatine d'occhio tipiche della postmodernità di Tarantino rimangono vuote e decontestualizzate; la reiterazione con la quale vengono citati "Hostel", "Vacancy" e perfino "Psycho" non porta incisività ai dialoghi. Continuo un pò con gli elementi negativi per poi riscattare il finale, per tal motivo dico che: se fai un film di questo genere non puoi non escludere l'elemento truculento. Bene per quasi un'ora non cade goccia di sangue alcuna, ne si intravedono teste mozzate... ciò è molto grave!
Avevo promesso il riscatto finale: una volta caduta la benedetta goccia di sangue il film entra appieno nel genere, il peccato è che manchino solo 30 minuti di film. Nonostante ciò il tutto diventa godibilissimo, esce fuori l'unico ottimo attore del film ovvero Ottaviano Blitch(si, esatto la voce fastidiosa di Virgin Radio) che nella parte del cattivo sadico filosofo dotto elargisce massime sulla vita ed espressioni da schizzato che nulla hanno da invidiare a tanti altri cattivi del cinema. Il finale regala anche un piccolo sussulto e l'ultima mezz'ora riscatta molte delle pecche iniziali. Personalmente avrei insistito sull'ambientazione italiana per rendere l'incubo ancora più vicino di quanto lo si possa pensare; ho trovato interessanti anche alcuni spunti, nel finale, in cui la carne viene utilizzata come chiave di critica al sistema capitalista delle grandi distribuzioni, ma anche qui si sarebbe potuto approfondire.
In definitiva l'opera prima è molto buona, considerando anche il genere e il budget, se togliesse di mezzo una pessima utilizzazione di Tarantino ed ampliasse gli echi pessimisti di Romero, Lorenzo Lombardi potrebbe davvero rinverdire la veneranda tradizione dell'horror italico.


Scheda Film

Anno e Nazione: 2009, Italia

Adieu