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giovedì 24 novembre 2011

Il Marito Perfetto

Nicola e Viola sono una coppia di trentenni che decide di passare qualche giorno in un bel casale di campagna per potersi finalmente rilassare, gettare alle spalle qualche ansia e, magari, pianificare di metter su famiglia. Tra un paesaggio da cartolina, una cena romantica, e un letto ornato con petali di rosa e candele tutto sembra procedere per il meglio... ovvero un bagno di sangue!!
Lucas Pavetto, l'ottimo regista del mediometraggio "Il marito perfetto", presenta così la sua opera:"Vi siete mai soffermati a chiedervi se la persona che avete al vostro fianco è davvero chi pensate che sia? Siete pronti a giurare che conoscete bene quali sono i pensieri e le molle che spingono il comportamento del vostro compagno di vita? E siete sicuri di conoscere anche voi stessi altrettanto bene?"
Per quanto inquietanti siano le domande credo che l'idea di un mondo composto di sole Sandra e Raimondo si possa ritenere superata, non è detto che vada a finire sempre come in "Shining", ma a tutti può capitare di avere Olindo Romano come marito(e pensare che io c'ho la coppia clone come vicini di pianerottolo, vantandomene!)
Comunque sia le vie dell'amore sono infinite, così come le manifestazioni di affetto annesse. E dire che la coppia del film aveva tutte le carte in regola per durare: bella lei, bello lui, un futuro apparentemente roseo, ma qualche scheletro di troppo dentro l'armadio.
Ispirato al cinema francese, per stessa ammissione del regista, in "Il marito perfetto" non mancano echi del buon splatter transalpino degli ultimi anni, su tutti "Alta Tensione" di Alexandre Aja, e qualche flash e atmosfera che ricorda "A l'interieur"(sarà colpa mia che lo rivedo ovunque...).
Il risultato è davvero interessante: 40 minuti tesi e concentratissimi, nessun punto morto nella storia, attori non troppo asini(lei è bona, o quantomeno a me piace), il sangue non manca, i trucchi di scena sono molto old school, la scena da ricordare c'è(il vigilante), e il finale, pur sapendo di già visto, non si rende affatto insopportabile.
Tutto grasso che cola nel cadente contesto dell'horror italiano recente, grazie a una produzione indipendente low budget, che fa ben sperare, e un regista che intelligentemente lavora su un tema attraente senza mandarla troppo per le lunghe. Buona fotografia e cura dei particolari(vero In The Market?) che rendono il tutto molto credibile.
Onore al merito!

Il film è visionabile integralmente aggratis nel sito del regista, insieme ad altri suoi corti e mediometraggi: http://www.lucaspavetto.com/ilmaritoperfetto/


Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, Italia

Adieu

martedì 22 novembre 2011

Il Conte Max

Il cosidetto "Miracolo Italiano" è quella favorevole congiuntura che, dopata dai dollari della ricostruzione post bellica, rese, a partire dagli anni 50', l'Italia una superpotenza economica relegando nel passato i laceranti anni della guerra civile e del regime fascista. L'ascesa economica però, si sa, non sempre coincide con quella sociale: è il caso del giovane edicolante romano Alberto Boccetti che, nonostante un lavoro che procede bene, non riesce ad accontentarsi, e, suggestionato dall'amicizia con il Conte Max Orsini Varaldo, finisce per sognare ad occhi aperti una vita da aggraziato nobile. Così dopo alcune insistenze il simpatico edicolante va a lezione di nobiltà dal decaduto Conte Max, riuscendo persino a buggerare la famiglia passando il capodanno nella mondanissima Cortina al posto della modesta Capracotta.
Gli esiti rocamboleschi fanno parte del classico stile della commedia italiana degli equivoci. Il modesto edicolante si spaccia con bravura per un esimio Conte, viene apprezzato dalla nobiltà, ma ben presto scopre il marcio che sta dietro l'ammaliante patina.
Che dire di una pellicola che si fregia del presenza di due mostri sacri(Sordi e De Sica) del cinema italiano? Beh, direi che forse con una regia un pò più audace sarebbe potuto venir fuori un autentico capolavoro della commedia made in Italy, come altre di quegli anni d'oro.
Peccato davvero, perché un Sordi così è un piacere per gli occhi: istrionico come solo lui sa essere, munito di mimica corporea ipnotica(ah, la gamba che si solleva come un vero nobile farebbe, vince a man bassa) e quel NandoMericonismo fanatico e adorante verso il salto di qualità sociale tanto agognato. Abilissimo nello sdoppiamento Alberto Boccetti/Conte Max apprende con consumata malizia gli insegnamenti del vero Conte Max, un De Sica un un pò stanco ma che regge senza problemi il confronto mostrando classe e signorilità innate, che non hanno bisogno di interpretazioni ricercate.
"Il Conte Max" è una commedia dei buoni sentimenti, che esalta gli umili e critica una nobiltà superficiale e parassitaria, con un happy ending amoroso che concilia e redime il divertente protagonista. La lezioncina che ci dà un ottimo mestierante come Giorgio Bianchi(con la connivenza di Sordi sceneggiatore) è sempre quella: la nobiltà non sta nel sangue ma nell'animo. Diamine! Sarà che preferisco le salse agrodolci!

Scheda Film

Anno e Nazione: 1957, Italia

Adieu

giovedì 3 novembre 2011

Black Block

Visto che per ora scrivo la tesi e non ho molto tempo per aggiornare il blog, ho deciso che parlerò di qualcosa che ho guardato per scrivere la tesi ma che posso recensire sul blog. Due piccioni...
E' il caso di "Black Block" il documentario che parla di tutto tranne che dei Black Bloc, o perlomeno parla di coloro che furono identificati, a torto, come Black Bloc in modo da giustificare la mattanza avvenuta presso le scuole Diaz e Pascoli, in particolare nella prima, il 21 luglio del 2001 durante il G8 di Genova.
Bachschmidt(utilizzo ogni volta il copia/incolla per riscriverlo) ai tempi del G8 era responsabile della segreteria del Genoa Social Forum, e quindi ha vissuto quei giorni (teoricamente)in prima linea, naturale conseguenza di ciò è che il suo documentario è un racconto di parte(lo sottolineo perchè ci sono articoli dove ci si stupisce di ciò!). Nel dettaglio "Black Block" è una raccolta di testimonianze di coloro che durante l'irruzione nella Diaz furono presi a manganellate e pestati finendo prima in ospedale, ed in seguito arrestati.
I racconti che emergono da parte dei sette protagonisti, tutti stranieri, sono a tratti ironici(che bravi umoristi gli inglesi) e in altri momenti commossi, ma nulla di melodrammatico per intenderci, gli interventi del regista invece sono ridotti al minimo. Una trasposizione lineare, forse fin troppo, di un argomento che dovrebbe trasudare rabbia, indignazione e voglia di spaccare il mondo. Solo la t-shirt di uno dei testimoni con su scritto ACAB ci ricorda chi si è comportato da vero infame in tutta sta storia.
Inoltre credo che la scelta di utilizzare il titolo provocatorio "Black Block" avrebbe dovuto innescare una maggiore incisività critica, mi dà l'impressione di esser stata una scelta semplicemente furba e persino moralistica, vedi l'inizio con delle immagini delle devastazioni fatte dai veri famigerati Black Bloc.
Come dire: siamo tutti antagonisti, ma ci sono antagonisti più antagonisti che fanno casino, e antagonisti meno antagonisti e più democratici che il casino non lo fanno, e guarda un pò quanto sono bravi! sono tutti professionisti, ambientalisti, giornalisti, bellimbusti, per intenderci la vera brava gente. Ecco bella logica del cazzo(il romano 15 ottobre 2011 docet) pensare a un piano di antagonismo con i buoni brutti e cattivi è da veri limitati.
Insomma una buona occasione persa per strada, di utile rimane solo il libricino allegato al dvd con parte dei verbali dei processi(come se su internet non si trovassero) e solo un ricordo annacquato di uno dei momenti peggiori della recente storia italiana, e non solo.

Per non dimenticare

"Indomita Genova,
Le lacrime di luglio,
Infondere paura come forma di controllo.."

(Fantasma - Linea 77)

Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, Italia

mercoledì 24 agosto 2011

In the market

In una calda estate due ragazze ed un ragazzo decidono di fare un viaggio all'insegna della spensieratezza e del divertimento, unica tappa definita il concerto della rockband GTO. Fermatisi ad una stazione di servizio incappano in una rapina che li lascia senza soldi e beni di prima necessità. L'unica soluzione appare accamparsi dentro un market che sta per chiudere e lì passarvi la notte per rifocillarsi. Se in un primo momento l'idea appare esaltante ben presto si scopre che il luogo non è del tutto disabitato...
Udite udite siamo di fronte ad un horror italiano! no, che non si scomodino gli oramai sbiaditi(gli anni passano) Dario Argento o Pupi Avati(per citare quelli viventi), questa volta ci si è spinti sino ad una piccola produzione a basso costo con attori alle prime armi e un sottogenere horror, quale il torture porn, che in salsa italiana non si vedeva da un pezzo. L'opera prima del giovanissimo Lorenzo Lombardi(nemmeno 25enne) è un prodotto senza dubbio innovativo nell'arido contesto italiano, anche se alcune pecche importanti vengono fuori e abbassano di molto la media. Ma andiamo con ordine: nella prima parte è ben sfruttata l'ambientazione on the road fatta di lunghe strade statali, in un su e giù collinoso, che alterna bene la sensazione di leggerezza all'inquietante svolta che sta per colpire i protagonisti. La scelta del non luogo tra centro Italia e highway americane appare invece deboluccia, le targhe americane delle macchine si alterano a un'autoradio che trasmette in spagnolo e le insegne della stazione di servizio in italiano, per dirla tutta un potpourri che non funziona affatto! Altra pecca importante è il tentativo piuttosto didascalico di tarantinizzazione dei dialoghi, il materiale umano(attori) è a un livello minimale e i tempi delle battute che guardano ai mitici dialoghi non sense di "Pulp Fiction" e "Le Iene" vanno a farsi benedire. Anche le strizzatine d'occhio tipiche della postmodernità di Tarantino rimangono vuote e decontestualizzate; la reiterazione con la quale vengono citati "Hostel", "Vacancy" e perfino "Psycho" non porta incisività ai dialoghi. Continuo un pò con gli elementi negativi per poi riscattare il finale, per tal motivo dico che: se fai un film di questo genere non puoi non escludere l'elemento truculento. Bene per quasi un'ora non cade goccia di sangue alcuna, ne si intravedono teste mozzate... ciò è molto grave!
Avevo promesso il riscatto finale: una volta caduta la benedetta goccia di sangue il film entra appieno nel genere, il peccato è che manchino solo 30 minuti di film. Nonostante ciò il tutto diventa godibilissimo, esce fuori l'unico ottimo attore del film ovvero Ottaviano Blitch(si, esatto la voce fastidiosa di Virgin Radio) che nella parte del cattivo sadico filosofo dotto elargisce massime sulla vita ed espressioni da schizzato che nulla hanno da invidiare a tanti altri cattivi del cinema. Il finale regala anche un piccolo sussulto e l'ultima mezz'ora riscatta molte delle pecche iniziali. Personalmente avrei insistito sull'ambientazione italiana per rendere l'incubo ancora più vicino di quanto lo si possa pensare; ho trovato interessanti anche alcuni spunti, nel finale, in cui la carne viene utilizzata come chiave di critica al sistema capitalista delle grandi distribuzioni, ma anche qui si sarebbe potuto approfondire.
In definitiva l'opera prima è molto buona, considerando anche il genere e il budget, se togliesse di mezzo una pessima utilizzazione di Tarantino ed ampliasse gli echi pessimisti di Romero, Lorenzo Lombardi potrebbe davvero rinverdire la veneranda tradizione dell'horror italico.


Scheda Film

Anno e Nazione: 2009, Italia

Adieu

martedì 6 luglio 2010

La rivincita di Natale


"È lecito non vendicarsi? Non vendicarsi avvelena l’animo almeno quanto vendicarsi, se non di più". - Emile Cioran -

Con questa citazione si apre il sequel di "Regalo di Natale" , diciotto anni dopo il primo capitolo, seguita dalle immagini dell'ultima mano, quella decisiva per i destini dei protagonisti. Siamo ancora a Bologna in prossimità di un altro Natale, Franco(Abatantuono) vive una vita agiata da proprietario di moderne multisale in Lombardia, e la sua storia è ormai leggenda. Viene a sapere "casualmente" che l'amico Lele(Haber) è gravemente malato, ad informarlo è un curioso medico chirurgo appassionato di poker e con un moglie bellissima. Ugo(Cavina) tra mille peripezie giudiziarie lavora come cameriere, e con difficoltà tira a campare. L'avvocato Santelia(Delle Piane) continua la vita di sempre, mai insensibile al fascino femminile. Perchè non continuare quella famosa partita? Perche non chiudere definitivamente i conti la notte di Natale?
Avati dispone ancora dello stesso cast di diciotto anni prima, e sembra che il tempo da allora si sia fermato, qualche capello bianco in più ma sempre le stesse facce, stessi vizi e debolezze. E' ormai chiaro il meccanismo in due punti: 1) mai nulla accade per caso 2) nulla è mai come appare.
L'intreccio di amicizie e tradimenti rimane originale e per nulla usurato dal tempo, mostra nuovi ed inattesi scenari in un perfetto meccanismo di attese e suspence.
Il tavolo verde è un magnifico mondo dove la frustrazioni della vita possono essere annullate, dove possono essere rovesciati gli alienanti meccanismi sociali ed economici nei quali si vive, essere finalmente protagonisti, sognare il "grande colpo".
Questo è, in sintesi, il filo conduttore, la ragion d'essere, del duello rusticano giocato a colpi di Re e Regine tra quelli che si suole raccontare come buoni amici.
In definitiva un gran bel sequel, per nulla inferiore al primo capitolo. Una gran prova per Pupi Avati che a quasi vent'anni di distanza ci racconta una Italia cambiata nel conio ma non nei sentimenti, con quello sguardo malinconico e pessimista sul valore dell'amicizia e dell'amore. Tipico di chi ci crede veramente(?).


Scheda Film

Regia: Pupi Avati
Anno e Nazione: 2004, Italia

Adieu

lunedì 5 luglio 2010

Regalo di Natale

Un tavolo verde, il poker, quattro amici ed il classico "pollo da spennare". Bologna anni 80', è la notte di natale, in una casa fuori città, quattro amici si rivedono per la partita che può cambiare la loro vita. Franco(Diego Abatantuono) è proprietario di un piccolo cinema nel centro di Milano, ossessionato dagli incassi ed assillato dai debiti, che ritrova Ugo(Gianni Cavina) l'amico che lo tradì, e col quale non parla più da anni. Lele(Alessandro Haber) è un giornalista frustrato e nevrotico che sogna John Ford ma che scrive trafiletti cinematografici, Stefano(John Eastman) è l'amico serio e taciturno che mette a disposizione la casa. Infine abbiamo il cosiddetto "pollo", ovvero l'avvocato Santelia(Carlo Delle Piane), un industriale apparentemente negato per il poker.
Un piccolo cult del cinema italiano, forse un pò trascurato, è una storia di amicizia tradita, che un tavolo da poker sembra poter ricomporre. Un nuovo tradimento però è dietro l'angolo, e non tutti i personaggi risulteranno ciò che inizialmente sembrano. La scelta degli attori risulta perfetta: Abatantuono, che quando lavora con ottimi registi si dimostra all'altezza, Haber, il miglior nevrotico del cinema italiano, Cavina, maledettamente ambiguo, ed infine uno straordinario Delle Piane, vero "freak"(ambivalente nel significato..) del cinema nostrano. La donna fatale, causa dell'amicizia tradita, appare qua e là tramite flashback ed incontri casuali.
Non manca un velata critica alla società piccolo borghese del nord Italia degli anni ottanta, colta con intelligenza nei suoi vizi e debolezze.
La notte di natale rimane a far da cornice sempre in secondo piano, quasi dissacrata e lontana da ogni idealizzazione del momento, una notte come tante altre, la notte del grande colpo, del grande tradimento, la notte della resa dei conti.
Con un sequel del 2004, "La rivincita di Natale".

"Lei non saprà mai con quale punto le ho vinto 250 milioni"


Scheda Film

Regia: Pupi Avati
Anno e Nazione: 1986, Italia

Adieu