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lunedì 21 novembre 2011

Cane Di Paglia

David Sumner è un matematico dai modi affabili e paciosi che insieme alla bella compagna decide di trasferirsi in Cornovaglia, luogo di origine di lei, per poter portare a termine in tutta tranquillità dei complessi e boriosi studi. L'accoglienza nel piccolo centro villico non è però delle migliori tanto che il giovane matematico ben presto finisce per essere schernito a causa delle sue origini Usa e dei modi da "senza palle". Inoltre l'avvenente compagna Amy viene adocchiata da una vecchia fiamma mai esplosa, Tom, che, assunto insieme ad altri compaesani per dei lavori di ristrutturazione nella villa, appare disposto a tutto pur di poterla avere.
I rapporti di coppia dei due nuovi arrivati non vanno poi a gonfie vele perchè lui, in faccende lavorative affaccendato, finisce per trascurare lei, che al contrario maliziosamente coglie le scurrili avances dei (poco)lavoratori del luogo.
Ma come dice un vecchio detto "chi gioca con il fuoco prima o poi si brucia" e così Amy finirà per bruciarsi. David, il nostro inerme "Cane di paglia"non viene a conoscenza dell'accaduto, ma finirà per bruciarsi ugualmente quando dà riparo allo "scemo del villaggio" resosi involontariamente colpevole di un delitto. Il dado a quel punto è tratto, e la violenza divampa.
La vecchia, e maledettamente attuale, pellicola di Peckinpah è un'opera controversa, violenta, sporca, forse misogina, e spiazzante. Tratta dal romanzo "The Siege of Trencher's Farm" di Gordon Williams, che il regista ai tempi definì simpaticamente: "na schifezza".
"Cane di Paglia" è un film costruito sulle ambiguità dell'essere umano, che non descrive eroi, che distorce il classico rape/revenge, che non si sofferma alla sola reazione del "buono" nei confronti dei "cattivi". Questa ambiguità è pienamente rappresentata nelle scene chiave di "Cane di paglia", nel momento in cui lo stupro non è solo efferata violenza ma nasce da un rapporto passionale e consensuale. Così come l'uccisione della giovane ragazza nasce da una condivisione di affetto che, divenuta incontrollabile, si trasforma in violenza.
La stessa Amy è un personaggio che racchiude in se questa ambiguità: una donna forte ed emancipata che, a testa alta, passeggia per le vie del piccolo paese senza reggiseno, provocando gli sguardi laidi dei passanti, ben conscia della sensualità per la quale, in un logica distorta(misogina), subirà lo stupro. Ma Amy non recita soltanto la parte della vittima che invoca l'aiuto dell'amato, anzi prova persino a conciliare la questione valutando l'ennesimo tradimento.
Infine c'è David(Dustin Hoffman, basti solo questo), codardo sino al midollo, che ad un certo punto scatena tutta la sua furia cieca e deviata, come la vista con le lenti degli occhiali in frantumi, per difendere un assassino, ovvero il motivo "sbagliato" al posto di quello "giusto".
Ecco che qui sta la grandezza di Peckinpah che gioca con l'etica del buono e cattivo, del bene e del male, senza lasciare che l'empatia dello spettatore si schieri con l'uno o con l'altro, in modo che si senta la presenza di un errore, un passaggio saltato, un'anomalia di pensiero. Questa anomalia va oltre il pessimistico homo homini lupus, questa anomalia sta nel dialogo finale tra David e Henry Niles quando questo dice:"Non conosco la via giusta", e l'altro in maniera rassicurante risponde "Non fa niente". E' quella dell'Uomo che sa di non aver intrapreso la giusta via, ma che non se ne cura affatto.



Scheda Film

Anno e Nazione: 1971, USA

Adieu

lunedì 26 settembre 2011

Secuestrados - Kidnapped

Raccontare la trama di "Secuestrados" risulta piuttosto semplice: una ricca famiglia madrilena composta da padre madre e figlia, va a vivere in una villa lussuosa ma un pò isolata, la prima notte nella nuova dimora si trasforma in un incubo quando tre individui incappucciati fanno irruzione per derubarli.
Il tema di per se non è il massimo dell'originalità, negli ultimi anni anche del buon cinema(ma anche no..) ha trattato variamente queste situazioni, da "Funny Games"(citato con buon gusto dal regista) ai più recenti "The Strangers", "Them" ecc. ecc.
La pellicola di Miguel Angel Vivas si muove tra il "già visto" e qualche spunto interessante, tra il thriller psicologico e l'horror rape & un pò revenge(a riguardo stupirà il finale...). La parte del "già visto" si fa sentire e un pò nuoce alla visione, vedi la scrittura dei personaggi: tra i tre rapitori c'è il cattivissimo e sadico, quello con esperienza e taciturno, e soprattutto, seguendo la vecchia regola di "sbirro buono, sbirro cattivo" e rovesciandola un pò, troviamo il cattivo con spunti di filantropismo che inizia a pentirsi della malefatta.
Tra i rapiti direi che la figlia si rende del tutto insopportabile(ma il linea con tante pessime interpretazioni nel genere) ammorbando per più di un ora con urletti e sospirini che fanno andar di matto.
Di buono invece c'è la fattura del film, coraggiosa soprattutto la scelta di girare quasi interamente con la camera a mano, spesso ritenuta una pessima idea, ma in questo caso utile nel rendere bene i momenti di tensione senza far venire il mal di mare(siamo lontani da [REC], tranquilli!). Altra finezza tecnica è la divisione in due dello schermo adottata per alcune scene molto movimentate, roba da videoclip insomma, ma che ancora una volta rende il momento senza esasperare troppo lo spettatore. In definitiva nulla di trascendentale per un film che scorre abbastanza rapidamente, 80 minuti con qualche sofferenza nella parte centrale, fatto da un regista con buone idee, soprattutto a livello tecnico, che si è fidato di un tema a botta sicura che nutre voyeuristicamente l'immaginario dello spettatore nel vedere raccontato un incubo tanto vicino quanto tranquillizzante a portata di un clic sul telecomando.



Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, Spagna

Adieu

lunedì 29 agosto 2011

I spit on your grave

Jennifer Hills è una scrittrice afflitta da una crisi di creatività, decide quindi di far armi e bagagli per per fuggire dal caos cittadino in cerca della tranquillità che un cottage isolato può offrire. Ma l'arrivo di una bella ragazza dalla città non passa inosservato agli occhi dei cittadini del piccolo centro di campagna...
"I spit on your grave"(letteralmente un accattivante"io sputo sulla tua tomba") non è altro che il remake di "Non violentate Jennifer" film del 1978 di Meir Zarchi, in quest'occasione in veste di produttore esecutivo. A più di trent'anni dall'originale rimane la stessa struttura di base del rape & revenge con un'accentuata declinazione torture porn che ben poco risparmia all'occhio dello spettatore. Un lavoro che definirei tranquillamente superiore all'originale, che magari perde qualcosa per novità del tema ma che guadagna senza dubbio nella fattura del prodotto. La violenza (rape) che nella prima metà del film colpisce la protagonista è ben declinata sia a livello fisico che psicologico, nella seconda la vendetta (revenge) è altrettanto truculenta secondo la logica del vecchio, e mai fuori moda, occhio per occhio dente per dente. Ne risulta un film piacevole, fatti esclusi i deboli di stomaco, forte di una protagonista che ben si adatta alla doppia faccia del film, prima vittima ed in seguito carnefice e architetto di ben congegnate torture. Su tutte consiglio di fare attenzione alla dolorosissima(per parte maschile!) vendetta riservata al leader degli stupratori, e al cinicamente ironico finale. Gli zotici stupratori invece mostrano evidente stupidità e piccoli siparietti divertenti che mettono a nudo tutte le loro debolezze, interessante poi il personaggio dello sceriffo che vive nell'ambiguità di difensore della legge e padre premuroso e sinceramente religioso. Ottima la scelta dell'ambientazione fatta di colori tenui e fredde foreste di foglie cadute, che ben rendono quell'atmosfera languida e tranquilla che neanche la terribile violenza e conseguente atroce vendetta riescono a turbare. Alla fine di tutto non c'è trionfalismo o gioia negli occhi della protagonista ma soltanto una dolorosa liberazione.


Scheda Film

Anno e Nazione: 2010, USA

Adieu