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venerdì 2 marzo 2012

Wall-E


Ammetto di averlo visto con un ritardo importante, la storia è piuttosto nota: siamo nel 2805 e il pianeta Terra è ormai disabitato, l'umanità vaga nello spazio da più di 700 anni dentro una crociera interminabile nell'attesa che la Terra, afflitta da un'inquinamento di proporzioni bibliche, torni ad essere abitabile. Il progetto di smaltimento dei rifiuti terrestri varato centinaia di anni prima è ormai fallito, solo un piccolo robottino dalle fragili braccia meccaniche, di nome Wall-E, è rimasto nel tentativo di riordinare il caos di un paesaggio dalle sembianze venusiane. Attorno a lui solo montagne di rifiuti di ogni genere e una vivace blatta sopravvissuta che gli ronza intorno.
Il simpatico Wall-E, costretto all'isolamento da centinaia di anni, inizia a sviluppare comportamenti molto "umani": rivede in continuazione lo stesso musical"Hello, Dolly!", con infantile curiosità utilizza strumenti quotidiani a lui del tutto sconosciuti, e quando incontra EVE, un robot femmina mandato sulla terra alla ricerca di vita,se ne innamora perdutamente manifestandole un affetto non del tutto ricambiato. La missione di EVE, trovata una forma di vita vegetale, termina per fare ritorno sulla immensa nave da crociera, portando con sé, inconsapevolmente, l'intruso Wall-E, che finirà per cambiare le sorti della nomade umanità.
Il lungometraggio della Pixar "Wall-E" prende forma e si muove con grande dignità tra i pensieri di Asimov e Kubrick, infarcendo il tutto con speranze ambientaliste e anticonsumiste, e persino critiche anticapitaliste in quanto l'umanità è governata da una grande azienda commerciale. Insomma un'opera di intrattenimento per bambini, nella quale di certo non mancano gustosissimi siparietti e buffe situazioni, ma anche il tentativo di rendere "Wall-E" non soltanto quello. Prova a guardare oltre, sino agli adulti, gettando un occhio pessimista, quasi distopico, sull'umanità che siamo e che possibilmente saremo. Questa umanità descritta è pigra e obesa, si muove trangugiando cibo in continuazione sdraiata su una poltrona ambulante, che fila dritta e inesorabile su binari già tracciati, mentre osserva irretita uno schermo olografico.
Gli uomini non si guardano più negli occhi, e non comprendono il significato, tra gli altri, di vocaboli elementari come "terra" e "danzare". Si vive in un contesto alienante fatto di invadenti pubblicità, estremamente rumorose e colorate, attorniati da un esercito di servizievoli robot. Proprio questi ultimi adesso hanno il controllo, ecco Asimov, e nel momento in cui l'uomo prova a riprendere la propria posizione di preminenza si ribellano e si ammutinano guidati da un novello HAL 9000, ecco Kubrick, per far capire che senza loro l'uomo non può andare avanti. Ricordandoci che alla fine è solo una bella favola, l'uomo ottimisticamente riesce a rialzarsi, con la stessa fatica di chi si alza dal divano dopo aver dimenticato il telecomando, e con orgoglio riprende in mano il controllo della propria esistenza. Tra un romanticismo senza tempo, una bella e atipica storia di amore, un citazionismo di buona fattura(oltre ai già citati: siamo proprio sicuri che il robot Wall-E non sia scopiazzato da Corto Circuito?), momenti esilaranti e contenuti non da poco, "Wall-E" va oltre la dimensione del "cartone per bambini" e prova, con buoni risultati, ad aprirci un pò gli occhi.


Scheda film

Regia: Andrew Stanton
Anno e Nazione: 2008, USA

Adieu

venerdì 2 dicembre 2011

La Cosa - 2011

Quando qualche mese fa recensii "La Cosa" di John Carpenter salutai con poco favore la realizzazione del prequel, scrivendo così: "notizia di questi tempi è che in rampa di lancio c’è il prequel ambientato nell'accampamento norvegese. Pazienza! Il meccanismo prequel/sequel/remake/reboot sembra aver fagocitato anche La Cosa…".
Beh, per quanto snob fosse il mio giudizio, davvero non intravedevo nulla di positivo in una operazione del genere, e invece...
Siamo sempre in Antartide nel 1982, un gruppo di ricercatori norvegesi trova una navicella spaziale intrappolata tra i ghiacci da milioni di anni, dentro di essa viene rinvenuta una creatura aliena dall'aspetto mostruoso, apparentemente morta. Per completare le ricerche che potrebbero dare risultati rivoluzionari chiedono l'ausilio di una giovane paleontologa e un paio di elicotteristi americani.
Tornati nel campo di ricerca cominciano i festeggiamenti per la straordinaria scoperta, soltanto che la creatura non è affatto morta...
Davvero ottima la prova del semisconosciuto regista olandese Matthijs van Heijningen Jr.(pure questo per scriverlo devo copiaincollarlo) alle prese con il prequel di uno dei migliori lavori di Carpenter, ambientato temporalmente tre giorni prima rispetto al capitolo del 1982. Per non scontentare gli aficionados il regista sceglie la strada dell'usato sicuro, rendendosi il più possibile aderente alla fattura visiva carpenteriana, seguendone anche il senso del messaggio di fondo, nonostante potesse scegliere la strada di una certa autonomia narrativa in quanto non si trattava di un remake. Ripropone e accentua l'intricato meccanismo di sospetti che già nell'opera di Carpenter veniva proposto, che rappresentò uno degli spunti di novità rispetto a "La Cosa" di Howard Hawks del 1951, diventata ormai "nonna", nella quale la dialettica del gruppo, che finiva per sfaldarsi tra mille sospetti reciproci, era un tema soltanto accennato.
Merita poi uno spazio particolare sua maestà La Cosa che in questo nuovo capitolo non viene stravolta nell'estetica e nel carattere, anzi, grazie agli effetti visivi che il cinema di oggi permette, è ancora di più un'assoluta protagonista, sempre in forma multi tentacolare, multiforme e maledettamente orrorifica.
Insomma van Heijningen Jr. se la cava tutto sommato bene, rischiando il meno possibile, permettendosi soltanto un finale un pò più fantascientifico, con chiari influssi del buon"Alien" e cinema di genere. Nel nutrito cast di attori spicca la super onnisciente paleontologa interpretata dalla bella Mary Elizabeth Winstead("Grindhouse") che si barcamena con sapienza in mezzo ai tanti biondi, tra questi mi hanno divertito non poco i rozzi norvegesi che non capivano un'H di inglese.
Detto questo non voglio porre limiti ad un sequel o remake che si voglia, questo è andato bene, il prossimo chissà...



Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, USA

Adieu

martedì 25 ottobre 2011

Kaboom

Che dire, io Gregg Araki lo guardavo con febbrile insistenza nel pieno della mia adolescenza(quindi un paio di ore fa...) perchè divoravo film su film, robe mai viste, e cercavo questi registi fichi, artistoidi, alternativi, quelli che ti fanno dire all'amico:"Sai sto film è bestiale, sti tipi si drogano fanno sesso, poi muoiono, un sacco di citazioni, il diavolo, l'acqua santa..." Funzionava così: da "Doom Generation" e "Ecstasy Generation" a "Kids", con un malato LarryClarkianesimo che mi portava sino a "Ken Park", parenti vicini e lontani come "Spun" e chissà quanti altri che non mi sovvengono. Insomma tutte pellicole più o meno guardabili, con guide introduttive, più o meno conformiste(più!!), sul sesso, le droghe e quant'altro un adolescente non vede l'ora di veder spiattellato su uno schermo.
Col passar del tempo ho ampliato i miei orizzonti culturali e sociali(e meno male!) ma Araki mi è sempre rimasto in testa, come quando vidi il raggelante ed espressivo "Mysterious Skin".
In seguito lo persi un pò di vista, ma lui stesso si era un pò perso, sino a ritrovarlo stasera in "Kaboom". Descriverne la trama risulta un pò confusionario, ma ci provo: siamo in un college(novità!), Smith è un ragazzo gay, o forse anche gay, si fa un pò di flash erotici sul pompatissimo compagno di stanza ma poi finisce a letto con London, una ragazza che incontrata in bagno a una festa. La migliore amica di Smith, Stella, è etero o lesbo non si capisce, di sicuro è vegetariana, ma fa la lesbo con un ragazza un pò schizzatella. Poi c'è... Facciamo così, per sbrigarci, si fa tanto sesso un pò tutti, poi pian piano viene fuori una storia dalle trame piuttosto misteriose, un sorta di mega complotto, e il finale è un casino.
La confusione mi sa che deriva dalla visione fresca fresca, perchè "Kaboom" è, come fa intuire il titolo, una botta, un'esplosione di situazioni irriverenti, ironiche, oniriche, surreali, terrorizzanti. Bello a vedersi, estetizzante sino all'attimo prima del sopportabile, una messa in scena di attori talmente belli, che ti sembrano pure bravi, eccezion va fatta per sua magnificenza James Duval, un patina di colori e luci che fa bene agli occhi. La ragion d'essere del bello finalizzata al bello, chi se ne frega se il significato del film lascia perplessi? Alzi la mano colui che dopo aver visto "Donnie Darko" aveva tutto chiaro in mente! Kaboom è questo: una sbornia, una presa in giro, un flash, prendersi bene, è bel cinema. E per questo amerò sempre quello di Gregg Araki.



From the time we intercepted
Feels more like suicide
See you at the bitter end!

(The Bitter End - Placebo - Final Soundtrack)

Scheda Film

Anno e Nazione: 2010, USA

Adieu