venerdì 3 settembre 2010

Nightmare - A Nightmare on Elm Street

Fu così che anche Freddy Krueger è tornato nelle sale cinematografiche, ed ormai non è più una novità. Stessa sorte è toccata negli ultimi anni ad altri suoi "fratelli" come Michal Myers di"Halloween" e Jason Voorhees di "Venerdì 13". L'idea del remake inizia ad essere vecchia, la nuova moda è quella di puntare su un nuovo inizio, in pratica si prende il personaggio icona, in questo caso Freddy Krueger, e si fa ripartire tutto da zero a zero, come se nulla fosse mai accaduto, quindi riscopriamo perchè è diventato un serial killer deturpato che uccide nei sogni, o per meglio dire incubi, dando vita ad una nuova saga.
Il film di Samuel Bayer non risulta poi una cosa inguardabile, si mantiene su binari di credibilità citando i capitoli precedenti in maniera fedele e cercando in qualche modo una strada autonoma senza però riuscirci granchè, la mano invisibile di Michael Bay(qui produttore) rende il prodotto credibile ma non trascendentale, personalmente ho preferito il nuovo inizio di Rob Zombie quando si è cimentato in "Halloween - The beginning", in quel caso aver approfondito la situazione familiare in cui visse Michael Myers diede profondità ad un aspetto non sollevato nell'originale di Carpenter.
Altro argomento tanto caro ai feticisti di Nightmare è senza dubbio Nightmare stesso, difatti non troviamo più Robert Englund nei panni di Freddy Krueger bensì Jackie Earle Haley. A me non è dispiaciuto in quanto non sono un fan sfegatato di Englund, le differenze fisiche si avvertono ma pensare che il problema del film risieda lì è senza dubbio fuorviante. Anzi in un contesto di attorucoli buoni per "Twilight", che tanto fanno rimpiangere gli idioti collegiali da vero film horror, la presenza del buon Haley sembra essere un valore in più in una sorta di remake/reboot, come lo si voglia chiamare, che non passerà alla storia del cinema, ma che può fare passare un paio di tranquille ore di non paura agli amanti della saga, e magari far venir voglia di vedere i primi capitoli della saga a qualche giovane neofita del terzo millennio.


Scheda Film

Anno e Nazione: 2010, USA

Adieu

12


Una giuria formata da dodici giurati si riunisce nella palestra di una scuola per decidere della colpevolezza di un ragazzo ceceno accusato di aver ucciso il padre adottivo, un ufficiale russo, in seguito ad un litigio. Il verdetto appare scontato, una formalità da mettere nero su bianco. Ma il dubbio improvvisamente si insinua nella giuria...
Il film di Nikita Mikhalkov mette in scena un tema tanto caro al cinema, la giustizia, tema di per se spinoso quanto sfaccettato, lasciando ampia libertà al soggettivismo. L'ambientazione entro un unico ambiente, la palestra, con le sole eccezioni di flashback di ottima fattura, fa si che il film diventi un palco di teatro, il parquet ne è un segnale, dove i dodici attori si muovono con coralità inserendo monologhi ed aneddoti mai noiosi ed alcuni siparietti anche divertenti. Gestiti silenziosamente dallo stesso Nikita Mikhalkov che, presidente di giuria e regista del film, lascia spazio ai suoi straordinari attori con una chiosa finale davvero interessante: è meglio imprigionare un innocente che in questo modo avrebbe più chance di allungare la propria vita, oppure è il caso di lasciarlo libero ad un destino dal segno negativo?
Mikhalkov attualizza il remake dello straordinario film di Sidney Lumet "La parola ai giurati", inserendolo nel contesto della Russia di oggi, lacerata dalla questione cecena tra forme di razzismo e tentativi di assimilazione, dove il comunismo ha lasciato un vuoto ideologico difficilmente colmabile. Tra opposti pareri in molti direbbero che è un bene, altri nostalgicamente non sarebbero d'accordo. Per questo motivo lasciamo, salomonicamente, la parola ai giurati.
Particolari da cinema d'autore, un cast inaspettatamente all'altezza ed un tema che non sente l'usura del tempo.
In definitiva: Capolavoro.

Scheda Film

Anno e Nazione: 2007, Russia

Adieu