venerdì 17 dicembre 2010

My Son, My Son, What Have Ye Done

Un'opera scaturita dal confronto tra due mostri sacri del cinema mondiale, Werner Herzog alla regia e David Lynch alla produzione, di sicuro non poteva passar inosservata sia dal punto di vista mediatico che da quello prettamente qualitativo. Presentato a Venezia da Herzog(che già concorreva con un altro film: "Il cattivo tenente") ha subito destato curiosità e perplessità, in molti infatti hanno creduto(forse non a torto) che fosse una trovata pubblicitaria per un film dalla paternità lynchiana. La storia è ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto a fine anni 70' a San Diego, tanto che le locations per le riprese sono quelle reali. Brad McCullum(un perfetto Michael Shannon) ha appena ucciso la madre e si è barricato in casa con due ostaggi, il detective Havenhurst(Willem Dafoe) tenta di ricostruire la storia tramite le testimonianza della ragazza dell'assassino e l'insegnante di recitazione. Quella che è una trama thriller pian piano sfuma, tutto è evidente e non c'è nessun mistero da svelare, nessun assassino a sorpresa, tutto è come appare. La realtà dei fatti si alterna a momenti onirici, i fenicotteri rosa "aquile drag queen", la ragione che esplode in follia. La follia di Brad è un fenomeno complesso, una madre iperprotettiva che ne castra i rapporti con la ragazza, la scoperta di una nuova religiosità interiore e permeante, la passione per la teatro che lo porta ad un forte interiorizzazione de "L'Elettra" di Sofocle, sono giustificazioni o motivi per una tale gesto? Cosa è più folle, una realtà opprimente o una fantastica follia?


Scheda Film

Anno e Nazione: 2010, USA

Adieu

martedì 16 novembre 2010

The Walking Dead

Dopo ben due mesi torno a scribacchiare qualcosa. Stavolta voglio occuparmi di una serie tv, in onda da poche settimane sulla tv satellitare, ovvero "The Walking Dead", giunta oggi alla terza delle sei puntate previste per la prima stagione. Di per se il nome è una garanzia per gli amanti del genere horror, e del sottogenere dei morti viventi di romeriana invenzione. Tratto da una serie di fumetti, la storia è ambientata in un mondo post apocalittico, dove la maggior parte degli esseri umani si è trasformata in putridi e claudicanti morti viventi.
Soltanto una ristretta cerchia di persone si è salvata, e prova in ogni modo a salvar la pelle. Aspetto qualche secondo perchè possiate riflettere un attimo e giungere alla conclusione che la storia non è affatto originale, il richiamo a "28 giorni dopo" è lampante. Già dalle prime immagini, nella quali il protagonista, uno sbirro finito in coma, si risveglia trovando una città totalmente deserta. Ma non finisce qua, pian piano troverà piccoli gruppi di persone trincerate in palazzi deserti, e braccate da orde di zombie. Fotografia e colonna sonora sono un altro istantaneo richiamo al film di Danny Boyle, come il messaggio che viene mandato: a cospetto dell'apocalisse, l'uomo rimane il mostro più pericoloso.
Nonostante ciò sospendo il mio personale giudizio sulla serie, seppur molti elementi mi spazientiscano, ricordo anche l'esigua quantità di sangue versato e i ritmi eccessivamente lenti per il genere, ma tuttavia voglio fidarmi e continuarne la visione.
Frank Darabont, alla ribalta con le storie di King "Il miglio verde" e "Le ali della libertà", è un professionista navigato, e non credo possa accontentarsi di uno sbiadito esercizio di forma troppo simile ad opere precedenti. Mal che vada rimarrà una bella patina, un paio di attori all'altezza, ed una rassicurante storia di morti che camminano.

Questo il link per streaming e download: http://naruto.italian.forum.forumcommunity.net/?t=41446265


Scheda Serie Tv

Anno e Nazione: 2010, USA

Adieu

venerdì 3 settembre 2010

Nightmare - A Nightmare on Elm Street

Fu così che anche Freddy Krueger è tornato nelle sale cinematografiche, ed ormai non è più una novità. Stessa sorte è toccata negli ultimi anni ad altri suoi "fratelli" come Michal Myers di"Halloween" e Jason Voorhees di "Venerdì 13". L'idea del remake inizia ad essere vecchia, la nuova moda è quella di puntare su un nuovo inizio, in pratica si prende il personaggio icona, in questo caso Freddy Krueger, e si fa ripartire tutto da zero a zero, come se nulla fosse mai accaduto, quindi riscopriamo perchè è diventato un serial killer deturpato che uccide nei sogni, o per meglio dire incubi, dando vita ad una nuova saga.
Il film di Samuel Bayer non risulta poi una cosa inguardabile, si mantiene su binari di credibilità citando i capitoli precedenti in maniera fedele e cercando in qualche modo una strada autonoma senza però riuscirci granchè, la mano invisibile di Michael Bay(qui produttore) rende il prodotto credibile ma non trascendentale, personalmente ho preferito il nuovo inizio di Rob Zombie quando si è cimentato in "Halloween - The beginning", in quel caso aver approfondito la situazione familiare in cui visse Michael Myers diede profondità ad un aspetto non sollevato nell'originale di Carpenter.
Altro argomento tanto caro ai feticisti di Nightmare è senza dubbio Nightmare stesso, difatti non troviamo più Robert Englund nei panni di Freddy Krueger bensì Jackie Earle Haley. A me non è dispiaciuto in quanto non sono un fan sfegatato di Englund, le differenze fisiche si avvertono ma pensare che il problema del film risieda lì è senza dubbio fuorviante. Anzi in un contesto di attorucoli buoni per "Twilight", che tanto fanno rimpiangere gli idioti collegiali da vero film horror, la presenza del buon Haley sembra essere un valore in più in una sorta di remake/reboot, come lo si voglia chiamare, che non passerà alla storia del cinema, ma che può fare passare un paio di tranquille ore di non paura agli amanti della saga, e magari far venir voglia di vedere i primi capitoli della saga a qualche giovane neofita del terzo millennio.


Scheda Film

Anno e Nazione: 2010, USA

Adieu

12


Una giuria formata da dodici giurati si riunisce nella palestra di una scuola per decidere della colpevolezza di un ragazzo ceceno accusato di aver ucciso il padre adottivo, un ufficiale russo, in seguito ad un litigio. Il verdetto appare scontato, una formalità da mettere nero su bianco. Ma il dubbio improvvisamente si insinua nella giuria...
Il film di Nikita Mikhalkov mette in scena un tema tanto caro al cinema, la giustizia, tema di per se spinoso quanto sfaccettato, lasciando ampia libertà al soggettivismo. L'ambientazione entro un unico ambiente, la palestra, con le sole eccezioni di flashback di ottima fattura, fa si che il film diventi un palco di teatro, il parquet ne è un segnale, dove i dodici attori si muovono con coralità inserendo monologhi ed aneddoti mai noiosi ed alcuni siparietti anche divertenti. Gestiti silenziosamente dallo stesso Nikita Mikhalkov che, presidente di giuria e regista del film, lascia spazio ai suoi straordinari attori con una chiosa finale davvero interessante: è meglio imprigionare un innocente che in questo modo avrebbe più chance di allungare la propria vita, oppure è il caso di lasciarlo libero ad un destino dal segno negativo?
Mikhalkov attualizza il remake dello straordinario film di Sidney Lumet "La parola ai giurati", inserendolo nel contesto della Russia di oggi, lacerata dalla questione cecena tra forme di razzismo e tentativi di assimilazione, dove il comunismo ha lasciato un vuoto ideologico difficilmente colmabile. Tra opposti pareri in molti direbbero che è un bene, altri nostalgicamente non sarebbero d'accordo. Per questo motivo lasciamo, salomonicamente, la parola ai giurati.
Particolari da cinema d'autore, un cast inaspettatamente all'altezza ed un tema che non sente l'usura del tempo.
In definitiva: Capolavoro.

Scheda Film

Anno e Nazione: 2007, Russia

Adieu

martedì 10 agosto 2010

Exam

Un stanza asettica, otto postazioni per altrettanti candidati, un foglio bianco ed una matita, una guardia ed un tizio che presenta la prova da superare per essere poter occupare un misterioso posto di lavoro in una misteriosa azienda. Poche e semplici regole: non si può danneggiare o imbrattare volontariamente o involontariamente il foglio, ne uscire dalla stanza, pena l'esclusione. 80 minuti di tempo per trovare la risposta ad un domanda esplicitamente non data. Una prova misteriosa e spiazzante che metterà a dura prova i nervi dei candidati, che daranno vita ad una contesa senza esclusione di colpi.
La prima ironica considerazione che viene in mente finito il film è:"Ma guarda un pò che bisogna fare per poter lavorare!" E visti i tempi che corrono, per assurdo, potrebbe essere un scenario futuro possibile.
Hazeldine, regista sceneggiatore e produttore, mette in scena una sorta di survivor entro le quattro mura, presenta pochi ed enigmatici elementi che molto coinvolgono lo spettatore che si immedesima con gli interrogativi dei protagonisti. La scelta di quest'ultimi poi è abbastanza azzeccata, otto candidati differenti per etnia e status sociale che tessono alleanze più o meno velate, e che finiscono a loro volta per disorientare ancora di più. Insomma la formula è molto "furba" ed il ritmo si mantiene alto per buona parte del film, complice anche la quasi totale coincidenza fra il conto alla rovescia della prova ed il tempo della storia, come si può immaginare la differenza la faranno pochi piccoli particolari che un attento spettatore potrà notare. Il finale è alquanto deludente, il sadismo della prova si annacqua con una conclusione filantropica e fantascientifica che personalmente non mi piace affatto, una banale compensazione ai mali che vengono presentati durante il film.
In conclusione un thriller che parte bene in quanto a ritmo e mistero ma che finisce per arenarsi su un finale rassicurante e moscio.
Meritevole il tentativo, nulla più.

Il film è sottotitolato, in quanto mai uscito in Italia, e fra le molte porcherie che si vedono un posticino poteva essergli riservato. Questo il link streaming: http://watch.altervista.org/blog/?p=20327

Scheda Film

Anno e Nazione: 2009, Gran Bretangna

Adieu

mercoledì 14 luglio 2010

Borderland - Linea di confine

Prologo: due poliziotti messicani si trovano in una villa disabitata, in realtà gli abitanti ci sono e non sono affatto amichevoli. Uno dei due viene brutalmente torturato ed infine ucciso davanti agli occhi del collega Ulises. Dopo i titoli di testa è passato un anno dal fatto, e tre giovani americani attraversano la frontiera per una vacanza tra funghi allucinogeni e fascinose bariste. Non tutto andrà per il verso giusto, il più giovane di loro viene aggredito e rapito da misteriosi personaggi. C'è qualcosa che unisce le due storie.
Un horror/thriller basato su una storia vera, quella del serial killer Adolfo de Jesus Costanzo, che verso la fine degli anni ottanta era a capo di una setta che sequestrava malcapitati per poi sacrificarli in onore di una divinità che donerebbe loro l'invisibilità. I giovani americani vengono catapultati in quello che è forse l'incubo recondito di in ogni americano all'estero: trovarsi in una terra senza legge, dove anche le autorità sono piegate alla malavita, in special modo in quel lembo di terra di confine tanto drammatico e problematico per l'America di ieri e di oggi.
I rifermenti cinematografici appaiono istantanei, la storia dei ragazzi in vacanza che finiscono dentro qualcosa più grande di loro è già stata ampiamente mostrata in "Hostel", le torture sono alla base della saga di "Saw - l'enigmista" e di buona parte dell'ultimo cinema horror francese(con ottimi risultati, e ci tornerò!). Le idee non sono di primo pelo, ma non si scade nel "del tutto già visto". Il regista Zev Berman(a me, e penso a molti, alquanto sconosciuto) dopo un inizio forte e truculento abbassa di colpo il ritmo mostrandoci la storia di amicizia, per poi rialzarlo, caricandolo di suspence ed attese portando via via ad un finale nuovamente truculento e movimentato, ma in buona parte banale. Originali le riprese e la fotografia.
Buono per una calda serata estiva.

"Esto no es el Mexico, esta es la frontera!"


Scheda Film

Regia: Zev Berman
Anno e Nazione: 2007, USA

Adieu

martedì 6 luglio 2010

La rivincita di Natale


"È lecito non vendicarsi? Non vendicarsi avvelena l’animo almeno quanto vendicarsi, se non di più". - Emile Cioran -

Con questa citazione si apre il sequel di "Regalo di Natale" , diciotto anni dopo il primo capitolo, seguita dalle immagini dell'ultima mano, quella decisiva per i destini dei protagonisti. Siamo ancora a Bologna in prossimità di un altro Natale, Franco(Abatantuono) vive una vita agiata da proprietario di moderne multisale in Lombardia, e la sua storia è ormai leggenda. Viene a sapere "casualmente" che l'amico Lele(Haber) è gravemente malato, ad informarlo è un curioso medico chirurgo appassionato di poker e con un moglie bellissima. Ugo(Cavina) tra mille peripezie giudiziarie lavora come cameriere, e con difficoltà tira a campare. L'avvocato Santelia(Delle Piane) continua la vita di sempre, mai insensibile al fascino femminile. Perchè non continuare quella famosa partita? Perche non chiudere definitivamente i conti la notte di Natale?
Avati dispone ancora dello stesso cast di diciotto anni prima, e sembra che il tempo da allora si sia fermato, qualche capello bianco in più ma sempre le stesse facce, stessi vizi e debolezze. E' ormai chiaro il meccanismo in due punti: 1) mai nulla accade per caso 2) nulla è mai come appare.
L'intreccio di amicizie e tradimenti rimane originale e per nulla usurato dal tempo, mostra nuovi ed inattesi scenari in un perfetto meccanismo di attese e suspence.
Il tavolo verde è un magnifico mondo dove la frustrazioni della vita possono essere annullate, dove possono essere rovesciati gli alienanti meccanismi sociali ed economici nei quali si vive, essere finalmente protagonisti, sognare il "grande colpo".
Questo è, in sintesi, il filo conduttore, la ragion d'essere, del duello rusticano giocato a colpi di Re e Regine tra quelli che si suole raccontare come buoni amici.
In definitiva un gran bel sequel, per nulla inferiore al primo capitolo. Una gran prova per Pupi Avati che a quasi vent'anni di distanza ci racconta una Italia cambiata nel conio ma non nei sentimenti, con quello sguardo malinconico e pessimista sul valore dell'amicizia e dell'amore. Tipico di chi ci crede veramente(?).


Scheda Film

Regia: Pupi Avati
Anno e Nazione: 2004, Italia

Adieu

lunedì 5 luglio 2010

Regalo di Natale

Un tavolo verde, il poker, quattro amici ed il classico "pollo da spennare". Bologna anni 80', è la notte di natale, in una casa fuori città, quattro amici si rivedono per la partita che può cambiare la loro vita. Franco(Diego Abatantuono) è proprietario di un piccolo cinema nel centro di Milano, ossessionato dagli incassi ed assillato dai debiti, che ritrova Ugo(Gianni Cavina) l'amico che lo tradì, e col quale non parla più da anni. Lele(Alessandro Haber) è un giornalista frustrato e nevrotico che sogna John Ford ma che scrive trafiletti cinematografici, Stefano(John Eastman) è l'amico serio e taciturno che mette a disposizione la casa. Infine abbiamo il cosiddetto "pollo", ovvero l'avvocato Santelia(Carlo Delle Piane), un industriale apparentemente negato per il poker.
Un piccolo cult del cinema italiano, forse un pò trascurato, è una storia di amicizia tradita, che un tavolo da poker sembra poter ricomporre. Un nuovo tradimento però è dietro l'angolo, e non tutti i personaggi risulteranno ciò che inizialmente sembrano. La scelta degli attori risulta perfetta: Abatantuono, che quando lavora con ottimi registi si dimostra all'altezza, Haber, il miglior nevrotico del cinema italiano, Cavina, maledettamente ambiguo, ed infine uno straordinario Delle Piane, vero "freak"(ambivalente nel significato..) del cinema nostrano. La donna fatale, causa dell'amicizia tradita, appare qua e là tramite flashback ed incontri casuali.
Non manca un velata critica alla società piccolo borghese del nord Italia degli anni ottanta, colta con intelligenza nei suoi vizi e debolezze.
La notte di natale rimane a far da cornice sempre in secondo piano, quasi dissacrata e lontana da ogni idealizzazione del momento, una notte come tante altre, la notte del grande colpo, del grande tradimento, la notte della resa dei conti.
Con un sequel del 2004, "La rivincita di Natale".

"Lei non saprà mai con quale punto le ho vinto 250 milioni"


Scheda Film

Regia: Pupi Avati
Anno e Nazione: 1986, Italia

Adieu

sabato 26 giugno 2010

L'uomo che non c'era

California anni 50'. Ed Crane(Billy Bob Thornton) è semplicemente un barbiere, anzi un barbiere in seconda, che lavora per il cognato logorroico e paffutello. Lui al contrario non parla mai e vive una vita che non lo soddisfa, è sposato con Doris(Frances McD0rmand) e sospetta che lei lo tradisca con Big Dave(James Gandolfini, il Tony Soprano dei "Sopranos") proprietario dell'emporio nel quale lavora. L'incontro casuale con un truffatore lo convince ad investire nei lavaggi a secco, tanto da ricattare l'amante della moglie per ottenere la somma necessaria. Big Dave muore e l'amante è la prima indiziata, i risvolti saranno molteplici.
Inutile spendere le solite parole di merito nei confronti dei fratelli Coen, basterebbe semplicemente notare come si trovino a proprio agio con un genere di film lontano dai loro standard. Il noir che propongono rispetta i canoni del genere e non manca di proporre spunti di riflessione. Ed Crane è un uomo mediocre che vive l'America del boom economico, suggestionato dal "sogno americano", prima cerca la svolta in una catena di lavaggi a secco e poi credendo sul talento musicale di Birdy(una giovanissima e affascinante Scarlett Johansson). Ogni suo tentativo di essere "qualcuno", in una società che diventa sempre più alienante ed impersonale, sarà frustrato e drammaticamente segnato.
Il classico bianco e nero disegna con cura la società ed i personaggi del film, le inquadrature insistite sui volti riportano ad un cinema fuori dal tempo, un cast di attori ancora una volta perfetto, con B.B. Thornton straordinariamente incisivo nel rappresentare il malessere di un uomo che non esiste.
Piccolo capolavoro del genere noir, magari un pò sottovalutato, che conferma quanto grande sia il bagaglio culturale e l'amore per il cinema di Joel ed Ethan Coen.

Posto qui sotto il link per poter vedere il film in streaming:

Scheda Film

Regia: Joel & Ethan Coen
Anno e Nazione: 2001, USA

Adieu

giovedì 17 giugno 2010

Survival of the Dead

Come promesso ho trovato e visto il sesto capitolo della saga dei living deads, mai uscito in Italia e reperibile solo con sottotitoli, insomma un vero peccato!
Survival of the dead si sviluppa come spin off del capitolo precedente(recensito qui sotto..), tanto che tra i protagonisti troviamo i militari che nel Diary derubano il gruppo di studenti, e che per sfuggire ai morti viventi finiscono su un'isola, Slaughter Island, a largo della Pennsylvania, dove due famiglie rivali, Muldoon ed O'Flynn, si contendono il potere. E' possibile e lecito tenere in vita i morti viventi? Questo è quello che sostengono i Muldoon, che per non perdere contatto con i propri cari preferiscono tenere gli zombie incatenati ma "vivi", dall'altra gli O'Flynn ritengono necessaria l'eliminazione di tutti i non morti. Il capo di quest'ultima fazione verrà cacciato dall'isola e vi ritornerà con l'appoggio dei militari.
Leggendo altre recensioni ho trovato interessante l'aspetto da western che si ritrova in questo film, in effetti gli elementi non mancano, l'isola riporta ad un tempo e società dove la tecnologia non è arrivata, si va in giro con i cavalli, si usano vecchie armi e si portano i classici cappelli da cowboy. Io spingerei la lancetta del tempo, se possibile, ancora più indietro: le famiglie che si fronteggiano ricordano le fazioni in lotta per il controllo di una polis greca, o i clan della romanità. Il vecchio capo degli O'Flynn, che alla testa di un piccolo esercito torna per riprendere il proprio territorio ,ne è un esempio. E credo, per quanto spinto possa essere tale parallelismo, che l'intento di Romero fosse questo, ovvero mostrare l'umanità contemporanea nuda e cruda, di fronte a tale catastrofe, che si ritrova a fare i conti con concetti e valori che nella contemporaneità sono del tutto assodati. Ancora una volta quindi Romero sottopone gli esseri umani ad "esami di umanità", vuole vedere se in un ipotetico stato di natura l'uomo è ancora homo homini lupus, l'esito penso che si possa capire, stiamo parlando di Romero no?

"Nella mia visione della guerra una persona pianta una bandiera, e poi un altro toglie la bandiera e mette la propria. Alla fine nessuno ricorda perchè è iniziata la guerra e si combatte solo per quelle stupide bandiere.."


Scheda Film

Anno e Nazione: 2009, USA

Adieu

mercoledì 16 giugno 2010

Diary of the Dead - Le cronache dei morti viventi

Il quinto capitolo della cosiddetta "saga dei morti viventi" di George Romero, passato del tutto inosservato in Italia, mi ha favorevolmente impressionato.
Un giovane regista con gruppo di studenti sta girando un film horror a basso costo iniziando da una scena classica, una mummia poco aggraziata insegue una donzella in un bosco buio, dopo alcuni pessimi ciak giunge loro una notizia allarmante. Da lì a poco si ritroveranno essi stessi protagonisti, involontari, di un vero horror. Le città sono invase da orde di morti viventi ma per un curioso regista alla prime armi è impossibile spegnere le telecamere, bisogna riprendere tutto a tutti i costi, informare e diffondere, essere l'occhio indiscreto ed imperturbabile di fronte ad un'immane tragedia.
Sin ora ho ritenuto Romero, probabilmente sbagliando, soltanto un regista abbastanza bravo che ha costruito la sua fortuna inserendo nell'immaginario dell'orrore l'imperitura maschera degli Zombie. Nella fase della sua maturità, però, non sembra voler vivere di rendita, ed arricchisce il collaudato immaginario con molti spunti di riflessione, sembra quasi ragionare sul suo cinema e sulle sue creature(gli zombie) che qui riporta ai prodromi, indietro di più di quarant'anni, ai tempi del primo contagio. E' un film nel film, tutto è già stato montato ed è già avvenuto, si intuisce chi si è salvato e chi no sin dall'inizio, perchè a Romero interessa scavare dentro l'essere umano che è spinto a riprendere tutto, che di fronte a qualsiasi tragedia, come un incidente stradale, tende a fermarsi non per aiutare ma per assistere, un testimone interessato ad esserci, e nulla più.
Prende posizione nei confronti della frantumazione dell'informazione, tutti sono allo stesso tempo produttori registi e protagonisti di video che, ogni giorni a milioni, vengono diffusi tramite la rete in tutto il mondo. Si è davanti ad un vero e proprio "culto della ripresa", ciò che non viene ripreso è come se non fosse mai accaduto.
Questi concetti sono ridondanti lungo tutto il film, spesso ripetuti in maniera quasi eccessiva, perchè il concetto deve passare e coinvolgere lo spettatore, in linea con la visione dell'umanità romeriana intrisa, sempre più, di un cosmico pessimismo.
Esiste un sesto capitolo della saga, anche questo non pervenuto in Italia, reperibile con sottotitoli. Darò un occhiata!

"meritiamo di salvarci? ditemelo voi..."

Link film in streaming:

Scheda Film

Anno e Nazione: 2007, USA

Adieu

domenica 13 giugno 2010

Ladykillers

Fu così che nel tentativo, quasi riuscito, di completare la filmografia dei fratelli Coen mi imbattei in Ladykillers, commedia del 2004 remake de "La signora omicidi", film del 1955 con Peter Sellers.
Sud degli States, un furbo e verboso Tom Hanks bussa a casa di un'aziana vedova di colore, le chiede l'affitto di una stanza dove poter alloggiare, ed un scantinato polveroso dove potere provare musica sacra con altri quattro musicisti, neanche a dirlo quattro "criminali da strapazzo". Difatti la musica uscirà fuori soltanto da uno stereo, ma lo scantinato confina "pericolosamente" con il caveau di un casinò, insomma la rapina perfetta, la rapina della vita, con esiti inattesi.
Ancora una volta i fratelli Cohen non perdono occasione di rivisitare con musiche colori e situazioni il Sud degli Stati Uniti, gli echi di "Fratello dove sei?" si notano, e accompagnano tutta la colonna sonora tra cori gospel e linde chiese di città. La storia va giù tranquilla e leggera, con il collaudato umorismo intelligente e quasi surreale che è ormai una marca, la scelta degli attori è come al solito maledettamente puntuale, quattro criminali che offrono un ventaglio di umanità reiette che divertono facendo pensare, e che ruotano intorno ad un Hanks magnetico e, finalmente!, malefico.
Un'altra piccola perla nella carriera dei Coen, magari non un capolavoro ma un film che perfettamente si inserisce nella loro poetica, due cineasti cinefili insomma, penso che non si possa chiedere di meglio, no?

Link film in streaming:

Scheda Film

Anno e Nazione: 2004, USA

Adieu

giovedì 10 giugno 2010

[REC] 2

Esiste ormai l'obbligo, credo non scritto, di dover fare almeno un sequel di qualunque prodotto filmico esca nel mondo, quindi se ci si stupiva dell'esistenza di ben sei "Rocky" vari "Nightmare" e chissà quanti ancora"Saw", stiamo qui oggi a parlare di REC2.
Siamo sempre nello stesso palazzo di Barcellona, sempre sigillato e sorvegliato a vista dalle forze dell'ordine, questa volta tre poliziotti, un cameraman ed un prete esorcista(non è l'inizio di una barzelletta...) vi entrano per capirci qualcosa di più.
Non stiamo qui a dire come finirà, alzi la mano chi non si è fatto un'idea, però è evidente come il sequel abbia perso la freschezza e istantaneità che il primo capitolo offriva. Nulla di nuovo insomma, gli pseudo zombie corrono sempre("28 giorni dopo" docet...) e spuntano all'improvviso nella penombra o ti ricorrono sulla tromba delle scale, la trama è arricchita banalmente dalla storia della possessione, tanto che qualche mostriciattolo comincia a camminare, testa in giù, sui soffitti(T'oh! l'esorcista!), e dulcis in fundo i protagonisti che una volta trovato ciò che cercavano lo fanno banalmente cascare a terra, manco fossimo in una puntata dei Simpsons o Mr.Bean.
Non ci si spaventa, a meno che non si abbia idea di cosa capiti nel primo capitolo, e la storia fa acqua da più parti. Fortunatamente la durata del film è piuttosto ridotta(solo 80 minuti) senza mandarla troppo per le lunghe.
Infine pessima notizia: il finale lascia spunti per un sequel, questo si che fa PAURA!!


Scheda Film

Anno e Nazione: 2009, Spagna

Adieu