lunedì 14 novembre 2011

Wolf Creek

Ecco la più classica trama horror che esista: un gruppo di giovanotti belli e molto spesso maledettamente stupidi si mette in viaggio e beve, si sballa, ride, scherza, se gli va di culo fa pure sesso. Tutto va a gonfie vele sino a che un imprevisto(9 volte su 10 si ferma la macchina) non scombini i piani della truppa viaggiante. Di solito a questo punto i nostri "eroi" finiscono vittime di un efferato serial killer con un passato difficile che si costruisce una maschera(classico slasher) oppure un maniaco sadico, inizialmente dai modi affabili, che si diletta in squartamenti vari(classico splatter). Può anche succedere che i due generi coincidano. La conclusione tipica vede almeno un superstite sopravvivere miracolosamente, ma se siamo fortunati non sopravvive nessuno.
Ricostruendo il tutto nel caso del nostro film ci troviamo in Australia, in una zona desertica, con un gruppo di tre ragazzi inglesi, due ragazze e un ragazzo, che come detto sopra ci danno dentro tra festicciole varie, nasce pure una storia d'amore solo accennata, e dopo aver visitato il cratere di Wolf Creek, originato da un meteorite, rimangono in panne con la loro vettura. I baldanzosi giovanotti vengono aiutati da un caro zotico del luogo che tanto sa di "Mr.Crocodile Dundee", il quale prima li accoglie con modi affabili e dopo qualche ora vuole farli a pezzi, semplice no?
Detto questo se l'unico motivo per vedere "Wolf Creek"
fosse l'originalità della trama sarebbe il caso di andare a vedere "Il Re Leone", cosa che peraltro spero di fare presto.
E dire che il "Wolf Creek" dell'allora esordiente, e tuttora mezzo sconosciuto, Greg McLean un paio di ottime carte le aveva in mano, senza però giocarle al massimo. La prima è senza dubbio il paesaggio che il regista prova a rendere protagonista, in particolar modo nella prima parte quando, con risultati mediocri, mette in mezzo misteri soprannaturali che non ci sono ma che il paesaggio potrebbe suscitare.
L'altra buona carta a disposizione è la credibilità della storia ispirata a fatti realmente accaduti: il riferimento va al serial killer dei backpapers( i nostrani sacco a pelo) Ivan Milat che durante gli anni novanta terrorizzò i paciosi australiani uccidendo un numero imprecisato di turisti. Peccato che la storia vera diventa verosimile, e il risultato pure.
Ciò che rimane è un onesto horror in salsa splatter che rende la pellicola guardabile, con qualche picco di tensione, e le vittime tra le più stupide che io possa ricordare.




"Quello non è un coltello, questo è un coltello!!"

Scheda Film

Anno e Nazione: 2005, Australia
Adieu

4 commenti:

  1. Devo dire - sarà per il legame con l'Australia, sarà per il gore finalmente usato bene, sarà per la sensazione d'attesa - ma io l'ho trovato più che discreto.
    Ci sono un paio di scene davvero d'effetto, e i paesaggi colmano ogni lacuna. ;)

    RispondiElimina
  2. L'ho adorato. E c'è un perché.

    L'ho visto due volte durante la mia lunga permanenza in Australia e dopo aver toccato con mano cosa siano il "bush" e zone come quella descritta nel film.
    E' fin troppo facile immaginarsi persi in quelle zone sterminate, lontane dalla civiltà, assolutamente prive di punti di riferimento.
    Così facile che alla mia seconda visione, sola in una stanza d'hotel vicino ad Ayer's Rock ho fatto il sogno anche troppo vivido di ritrovarmi il maniaco di Wolf Creek in camera, con le due braccia affondate nel letto ai lati del mio corpo. Un'esperienza che non auguro a nessuno XDXD

    E il mio secondo motivo di apprezzamento è questo: l'attore che interpreta il folle assassino è uno dei comici più amati di tutta l'Australia. E' come se Verdone si mettesse a fare un horror, una trasformazione sconvolgente che solo un attore con le palle riuscirebbe a compiere senza risultare ridicolo. E questo meraviglioso australiano ce la fa.

    RispondiElimina
  3. me lo ricordo con piacere wolf creek! certo hai ragione sulla trama, ma apprezzai molto sia il paesaggio (dava sensazioni sia di bellezza che di inquietudine) che la mattanza. non un capolavoro ma un discreto slasher!

    RispondiElimina
  4. Partendo dal presupposto che io adoro questo genere, e sottogenere particolare, e che in buona parte la trama gira e rigira è sempre quella. Credo che a far la vera differenza in questi casi siano i particolari che entrano nell'immaginario. A me sono mancate le sensazioni dei paesaggi(come ben descrive Babol) e l'originalità delle scene clou(come sottolinea Mr.Ford). Magari ero io ad aspettarmi di più, ma pazienza!
    Il "cattivo" però è senza dubbio all'altezza e rimane impresso! :)

    RispondiElimina