venerdì 16 dicembre 2011

Midnight In Paris

L'anno che sta per concludersi non ci ha di certo fatto mancare le grandi firme: da Von Trier a Polanski, passando per Cronenberg, Almodovar, Malick e Ficarra & Picone e qualcun'altro che dimentico, offrendoci risultati un pò alterni con tanto fumo(vero Ficarra & Picone?) e molto poco arrosto. Ma proprio allo scadere ecco che il buon vecchio Allen lascia la zampata giusta, chiaramente non annulla le magagne altrui, però ci riconcilia un pò col buon cinema.
"Midnight in Paris" nasce da un'idea semplice, un sentire comune, un sentimento che nella vita di un essere umano, con maggiore o minore intensità, prima o poi, si finisce per vivere: la nostalgia.
La storia del protagonista Gil Pender, un annoiato sceneggiatore hollywoodiano con velleità da romanziere, è quella di un incontentabile nostalgico che sta per sposare un donna bella e superficiale. Gil sogna di vivere a Parigi in un piccolo attico dalle finestre larghe e passeggiare con la baguette sotto l'ascella(scelta discutibile), lei in maniera molto più netta ha deciso che vivranno in una villa a Malibù, con tanti saluti alle baguette.
Attanagliato da un contesto di scelte di vita non molto allettanti, Gil sente un forte bisogno di evasione e, complice qualche bicchierino di troppo, allo scoccar della mezzanotte, vagando per le vie parigine, si ritrova dentro un locale dove sembra che le lancette del tempo si siano fermate da un pò: gli anni venti del Novecento. Passerà così più e più notti, sempre dopo la mezzanotte, a discutere amabilmente con l'esilarante Dalì e il suo rinoceronte, assistendo alle scenate di gelosia tra i coniugi Fitzgerald, inserendosi nella corsa a tre per il cuore della bella Adriana in lizza con il tracotante Hemingway e l'ossessionante Picasso, facendo leggere le bozze del proprio romanzo a Gertrude Stein, non lesinando consigli sulle rasature ad uno spaesatissimo Bunuel.
Allen ci racconta una favola ambientata in una città che di per sé sa di favola, magica e romantica come non mai, abitata da persone che magari non saranno una favola(perchè i milanesi sono simpatici? e i veronesi? e i napoletani?e palermitani?), rievocando un tempo che sa di favola, l'età dell'oro della cultura europea. Il vecchio Woody nella sua "Operazione Nostalgia"prova a rimanere lucido, fa dire ai suoi personaggi che la nostalgia non è altro che negazione di un presente doloroso, facendo notare come non esista un'età dell'oro in sé e per sé, in quanto negli anni venti si guardava alla Belle Epoque, e durante la Belle Epoque si guardava al Rinascimento, in un continuo portare indietro le lancette del tempo per poter ritrovare il proprio posto ideale nell'esistente. Sceglie la propria età dell'oro e con questa fa i conti, si immedesima, prova a togliere la maschera, ma in realtà la ammira come un bambino che si trova per la prima volta in un luna park.
Passando a cose più umane "Midnight in Paris" restituisce ad Allen l'aura, ultimamente un pò sbiadita, di "Re dei 90 minuti" dopo che gli ultimi salti attraverso le città europee non erano stati poi tutto sto spettacolo. Owen Wilson se la cava più che bene, inizialmente non gli avrei dato due lire, con tanto di movenze alleniane, in un contesto di attori in forma, e sono tanti, come un Adrien Brody/Dalì che in pochissimi minuti si merita la menzione. Ah!! dimenticavo la premiére dame Carlà Brunì! La sua interpretazione è d'impatto, bisogna ammetterlo, lo stesso impatto che ha un moscerino sul parabrezza di un Boeing 747, così tanto per capirci.
Infine piccola nota sulla scena finale tagliata con l'accetta come aveva già notato Frank Manila, ovvero la scena comincia con Wilson che parla alla ragazza senza che questa appaia sulla scena stessa o vi entri successivamente, come se stesse parlando a un muro... Per dovere di cronaca a quanto pare la colpa è del moscerino...



Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, USA

Adieu

3 commenti:

  1. grazie per la citazione!

    spero di non aver influenzato troppo la tua visione. vero su brody, appare pochissimo ma lascia il segno.

    (non so perché ma il primo commento non è andato a buon fine)

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  2. no no influenzato affatto!! anzi l'avevo pure un pò dimenticata questa cosa, però quando è comparso e c'era Wilson che parlava praticamente da solo mi è immediatamente tornata in mente! ottima osservazione!
    Cmq ottimo Allen davvero!

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  3. anche allen è tornato alla belle epoque, quella del suo cinema

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