giovedì 22 dicembre 2011

Kill Me Please

Mi sento cotanto natalizio che ho deciso di parlare di Morte. Già, proprio la morte è l'assoluta protagonista di questa terribilmente nera commedia belga di Olias Barco. In una clinica privata un pò isolata dal mondo l'innovativo dottor Kruger presta un servizio,lautamente pagato, un pò particolare: ai propri pazienti offre la possibilità di passar a miglior vita, togliendo loro il pesante fardello di doversi assumere tal responsabilità. Beffardo però sarà il destino dei protagonisti, in quanto la Morte sopraggiunge ugualmente, ma sarà lei stessa a decidere quando intervenire.
Il tema trattato, per quanto spinoso, non è affatto frutto di fantasie, anzi in tutto il mondo ormai fioriscono le cliniche che offrono la possibilità di ottenere la cosiddetta"morte dolce", pratica inoltre considerata legale in diversi paesi europei. Come ovvio le discussioni riguardo alla questione sono accese, complesse e quantomai noiose, tanto che preferisco parlare di questo "Kill me please" che dal titolo evocativo sottolinea quella necessità di trapasso verso miglior vita che nel film di Barco affligge quella parte di società che, alla fin fine, conduce un'esistenza piuttosto agiata. Non si ha a che fare con malati terminali che aspettano soltanto che gli si stacchi la spina, ma al contrario tutta una serie di malati del benessere afflitti da sofferenze psicologiche(depressioni) che colpiscono subdolamente nel momento in cui questi non riescono più ad adattarsi a una realtà che non si accetta. Così è, tra gli altri, per la cantante lirica che non può più cantare, o per il possidente che non vuole lasciare la propria "roba" al parentame.
Come immersi in un grande e decadente spleen baudelairiano i nostri antieroi non risultano pietosi per le immani sofferenze fisiche ma al contrario buffi e fuori luogo per le loro pretese. Barco li descrive con compiaciuto cinismo giocando sulle loro debolezze e brutture facendo diventare i clienti della clinica dei topi in trappola, isolati dal resto del mondo, che si sbattono su e giù per la villa arrivando persino a sperare che il buon Dio riservi loro un'altra possibilità quando la morte, quella non voluta, si pone a loro cospetto.
Tra situazioni un pò grottesche e raccapriccianti, e perchè no crude, rimane quella sensazione di avere avuto a che fare con un argomento serio reso maledettamente spiazzante per la sua forma. Non si ride fragorosamente ma si sorride con quel retrogusto un pò amaro che si sente quando si guarda a un'umanità arrivata un pò alla frutta.
Con un bianco e nero di maniera, e con qualche passaggio a vuoto nella scrittura, "Kill me please" si propone come un'intelligente e atipica commedia dalle tinte scurissime che segna un altro punto a favore per il recente cinema francofono, tra belgi(?) e francesi, che fa rima con altre commedie di simil fattura, provenienza e cast(quanto spacca Bouli Lanners?!?!) vedi i sorprendenti "Louise-Michel" e "Mammuth".

Link streaming: http://italia-film.com/film-commedia/14926-kill-me-please-subita-2010-streaming-film-videobb.html


Scheda Film

Anno e Nazione: 2010, Belgio - Francia

Adieu

venerdì 16 dicembre 2011

Midnight In Paris

L'anno che sta per concludersi non ci ha di certo fatto mancare le grandi firme: da Von Trier a Polanski, passando per Cronenberg, Almodovar, Malick e Ficarra & Picone e qualcun'altro che dimentico, offrendoci risultati un pò alterni con tanto fumo(vero Ficarra & Picone?) e molto poco arrosto. Ma proprio allo scadere ecco che il buon vecchio Allen lascia la zampata giusta, chiaramente non annulla le magagne altrui, però ci riconcilia un pò col buon cinema.
"Midnight in Paris" nasce da un'idea semplice, un sentire comune, un sentimento che nella vita di un essere umano, con maggiore o minore intensità, prima o poi, si finisce per vivere: la nostalgia.
La storia del protagonista Gil Pender, un annoiato sceneggiatore hollywoodiano con velleità da romanziere, è quella di un incontentabile nostalgico che sta per sposare un donna bella e superficiale. Gil sogna di vivere a Parigi in un piccolo attico dalle finestre larghe e passeggiare con la baguette sotto l'ascella(scelta discutibile), lei in maniera molto più netta ha deciso che vivranno in una villa a Malibù, con tanti saluti alle baguette.
Attanagliato da un contesto di scelte di vita non molto allettanti, Gil sente un forte bisogno di evasione e, complice qualche bicchierino di troppo, allo scoccar della mezzanotte, vagando per le vie parigine, si ritrova dentro un locale dove sembra che le lancette del tempo si siano fermate da un pò: gli anni venti del Novecento. Passerà così più e più notti, sempre dopo la mezzanotte, a discutere amabilmente con l'esilarante Dalì e il suo rinoceronte, assistendo alle scenate di gelosia tra i coniugi Fitzgerald, inserendosi nella corsa a tre per il cuore della bella Adriana in lizza con il tracotante Hemingway e l'ossessionante Picasso, facendo leggere le bozze del proprio romanzo a Gertrude Stein, non lesinando consigli sulle rasature ad uno spaesatissimo Bunuel.
Allen ci racconta una favola ambientata in una città che di per sé sa di favola, magica e romantica come non mai, abitata da persone che magari non saranno una favola(perchè i milanesi sono simpatici? e i veronesi? e i napoletani?e palermitani?), rievocando un tempo che sa di favola, l'età dell'oro della cultura europea. Il vecchio Woody nella sua "Operazione Nostalgia"prova a rimanere lucido, fa dire ai suoi personaggi che la nostalgia non è altro che negazione di un presente doloroso, facendo notare come non esista un'età dell'oro in sé e per sé, in quanto negli anni venti si guardava alla Belle Epoque, e durante la Belle Epoque si guardava al Rinascimento, in un continuo portare indietro le lancette del tempo per poter ritrovare il proprio posto ideale nell'esistente. Sceglie la propria età dell'oro e con questa fa i conti, si immedesima, prova a togliere la maschera, ma in realtà la ammira come un bambino che si trova per la prima volta in un luna park.
Passando a cose più umane "Midnight in Paris" restituisce ad Allen l'aura, ultimamente un pò sbiadita, di "Re dei 90 minuti" dopo che gli ultimi salti attraverso le città europee non erano stati poi tutto sto spettacolo. Owen Wilson se la cava più che bene, inizialmente non gli avrei dato due lire, con tanto di movenze alleniane, in un contesto di attori in forma, e sono tanti, come un Adrien Brody/Dalì che in pochissimi minuti si merita la menzione. Ah!! dimenticavo la premiére dame Carlà Brunì! La sua interpretazione è d'impatto, bisogna ammetterlo, lo stesso impatto che ha un moscerino sul parabrezza di un Boeing 747, così tanto per capirci.
Infine piccola nota sulla scena finale tagliata con l'accetta come aveva già notato Frank Manila, ovvero la scena comincia con Wilson che parla alla ragazza senza che questa appaia sulla scena stessa o vi entri successivamente, come se stesse parlando a un muro... Per dovere di cronaca a quanto pare la colpa è del moscerino...



Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, USA

Adieu

martedì 13 dicembre 2011

Severance

Vi ricordate di un certo Ragionier Filini? Quel tizio che nell'epica serie fantozziana organizzava gite di lavoro improponibili, in posti assurdi, con risultati tragicomici? Ecco, nel nostro"Severance" una situazione del genere si ripropone, in salsa molto british e con picchi di horror splatter, quando un gruppo di lavoratori inglesi della Palisade, una multinazionale che vende armi, parte alla volta degli esotici e misteriosi Carpazi. L'obiettivo del viaggio è quello di migliorare la convivenza del gruppo e, di conseguenza, i profitti per l'azienda, peccato che poi il Filini della situazione sbagli rifugio, siamo in una foresta selvaggia, e il bagno di sangue è assicurato.
E dire che il viaggio della nostra combriccola aveva tutti i crismi dell'allegra gita fuori porta, partite di paintball, cene non molto luculliane, e tutte quelle dinamiche di gruppo tra amorini solo accennati e odiosità da colleghi.
Se in passato "Hostel", "Them" e compagnia danzante ci hanno insegnato qualcosa è che l'Europa centro-orientale, per quanto bella, affascinante e low cost, non è affatto un posto sicuro. Sia che la si consideri come meta del turismo sessuale, che come locus amoenus nel quale ritrovare serenità per esprimere la propria arte, papà Cinema ci ha insegnato che bisogna stare accorti.
In questa ottica "Severance" riesce a destreggiarsi bene tra la commedia nerissima, nella prima parte, e l'horror spumeggiante, nella seconda, infarcendo il tutto con delle venature di satira e critica politica che non rimangono solo a far da sottofondo. E' il caso dei mirabolanti flash sulle origini misteriose dell'azienda Palisade, tra manicomi criminali e ospedali hot, in un contesto che sottolinea, con punte molto ironiche, l'abusatissima retorica del terrorismo, della guerra ovunque e comunque, e l'ombra del capitalismo imperialistico(forse qui esagero!).
Niente male quindi questo "Severance", che nel titolo ha la doppia accezione di liquidazione(lavorativa) e scissione(quella più splatter), diretto con mestiere da Christopher Smith, già intravisto nel discreto "Creep - Il chirurgo", e coadiuvato da un cast di attori in buona forma, in particolare il simpatico e sballatissimo Danny Dyer e lo sfortunato Gordon(Andy Nyman).
La crisi c'è, si fa sentire, e non si può scappare, come il Montismo dilagante ci dice a chiare lettere. Qualche taglio da qualche parte, e in qualche modo, bisogna pur farlo e quindi tutti sui Carpazi!!



Scheda Film

Anno e Nazione: 2006, Gran Bretagna

Adieu

lunedì 5 dicembre 2011

The Walking Dead - II Stagione

*Prima di cominciare la lettura consiglio la visione delle puntate della seconda stagione.

Sfrutto la pausa della seconda stagione di "The Walking Dead" per buttar giù quattro acide sentenze sull'amatissima serie drama/horror zombesca.
Al termine della prima stagione avevamo lasciato i nostri eroi con la bella esplosione del CDC che spazzava via molte delle speranze di trovare una cura alla pandemia che trasforma i morti in non morti. Da lì ricomincia il cammino del gruppo, con direzione Fort Benning, in cerca di nuove possibilità di sopravvivenza. Durante il viaggio, però, una serie di sfortunati eventi(t'oh! c'è da aspettarselo) rallentano di molto il passo: Sophia, la figlia di Carol, si perde tra i boschi(colpa di Rick) e cominciano estenuanti e infruttuose ricerche; Carl il figlio della coppia più scoppiata della terra, Rick - Lori, viene casualmente ferito da un colpo di fucile, e per questo rischia di morire.
Il gruppo è costretto a deviare il percorso verso l'accogliente fattoria di Hershel, il veterinario che proverà la complicata operazione, non prima che Shane e lo sfortunato Otis vadano a prendere gli strumenti necessari. Non mi spingo oltre con la trama in quanto a me personalmente annoia, e soprattutto, come detto sopra, spero che chi sta leggendo abbia già visto le puntate in questione.
Se partiamo dalla fine credo che l'ottima ultima puntata, con pathos e sorpresina compresa, è servita a metter un pò di sporcizia sotto il tappeto, nascondendo quindi parte delle magagne della seconda stagione. Ma niente di nuovo, perchè più o meno sono le stesse magagne che già si notavano nella prima: un'eccessiva lentezza, un'irritante mancanza di azione, e la paura... non la nominiamo neppure!!
Va bene questa sorta di "sociologia della sopravvivenza" che deve essere mostrata e approfondita, ma si sta tirando un pò troppo la corda con dialoghi lunghissimi e sterili che non portano da nessuna parte. E' pur vero che a Darabont non si chiede di fare il Romero di turno, ma un pò di audacia registica servirebbe come il pane in una serie che in ogni caso piace per l'ottima resa visiva e il buon cast.
Quanto al cast, è migliorata sensibilmente la cura dei personaggi, in particolare quelli secondari, che intraprendono percorsi autonomi nella storia. E' il caso del rapporto "particolare" tra l'anziano Dale e la lunatica Andrea, o il simpatico americancoreano Glenn che cade in love con chi non dovrebbe, ma soprattutto Daryl lo scorbutico dal cuore, sotto sotto, buono che si disegna addosso, sempre di più, il ruolo di antieroe.
A proposito di antieroi come non citare Shane, l'anima nera, il vero cinico bastardo della serie, che fa da contraltare negativo allo smunto presunto protagonista Rick, che, appesantito dal fardello di dover mostrare la faccia buona e magnanima di questa strenua lotta per la sopravvivenza, finisce per appiattirsi nel ruolo del felice e cornuto maritino della snervante gatta morta, e sepolta, impersonata da Lori.
Infine viene da chiedersi che fine abbiano fatto i veri protagonisti della storia: i walkers, gli erranti, gli Zombie! Quelli che un tempo erano tra le maschere più interessanti e politicizzate del Cinema horror adesso appaiono soltanto come dei goffi bersagli in movimento, privi di verve, affatto temibili, e semplici comprimari nella serie, più drama che horror, firmata da Frank Darabont.



Scheda Serie Tv

Anno e Nazione: 2011, USA

Adieu

venerdì 2 dicembre 2011

La Cosa - 2011

Quando qualche mese fa recensii "La Cosa" di John Carpenter salutai con poco favore la realizzazione del prequel, scrivendo così: "notizia di questi tempi è che in rampa di lancio c’è il prequel ambientato nell'accampamento norvegese. Pazienza! Il meccanismo prequel/sequel/remake/reboot sembra aver fagocitato anche La Cosa…".
Beh, per quanto snob fosse il mio giudizio, davvero non intravedevo nulla di positivo in una operazione del genere, e invece...
Siamo sempre in Antartide nel 1982, un gruppo di ricercatori norvegesi trova una navicella spaziale intrappolata tra i ghiacci da milioni di anni, dentro di essa viene rinvenuta una creatura aliena dall'aspetto mostruoso, apparentemente morta. Per completare le ricerche che potrebbero dare risultati rivoluzionari chiedono l'ausilio di una giovane paleontologa e un paio di elicotteristi americani.
Tornati nel campo di ricerca cominciano i festeggiamenti per la straordinaria scoperta, soltanto che la creatura non è affatto morta...
Davvero ottima la prova del semisconosciuto regista olandese Matthijs van Heijningen Jr.(pure questo per scriverlo devo copiaincollarlo) alle prese con il prequel di uno dei migliori lavori di Carpenter, ambientato temporalmente tre giorni prima rispetto al capitolo del 1982. Per non scontentare gli aficionados il regista sceglie la strada dell'usato sicuro, rendendosi il più possibile aderente alla fattura visiva carpenteriana, seguendone anche il senso del messaggio di fondo, nonostante potesse scegliere la strada di una certa autonomia narrativa in quanto non si trattava di un remake. Ripropone e accentua l'intricato meccanismo di sospetti che già nell'opera di Carpenter veniva proposto, che rappresentò uno degli spunti di novità rispetto a "La Cosa" di Howard Hawks del 1951, diventata ormai "nonna", nella quale la dialettica del gruppo, che finiva per sfaldarsi tra mille sospetti reciproci, era un tema soltanto accennato.
Merita poi uno spazio particolare sua maestà La Cosa che in questo nuovo capitolo non viene stravolta nell'estetica e nel carattere, anzi, grazie agli effetti visivi che il cinema di oggi permette, è ancora di più un'assoluta protagonista, sempre in forma multi tentacolare, multiforme e maledettamente orrorifica.
Insomma van Heijningen Jr. se la cava tutto sommato bene, rischiando il meno possibile, permettendosi soltanto un finale un pò più fantascientifico, con chiari influssi del buon"Alien" e cinema di genere. Nel nutrito cast di attori spicca la super onnisciente paleontologa interpretata dalla bella Mary Elizabeth Winstead("Grindhouse") che si barcamena con sapienza in mezzo ai tanti biondi, tra questi mi hanno divertito non poco i rozzi norvegesi che non capivano un'H di inglese.
Detto questo non voglio porre limiti ad un sequel o remake che si voglia, questo è andato bene, il prossimo chissà...



Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, USA

Adieu