venerdì 30 settembre 2011

Carnage

I coniugi Cowan e Longstreet si incontrano per pacificare il litigio avvenuto tra i rispettivi figli , il luogo dell'incontro è la casa dei Longstreet, la parte lesa. Dopo iniziali formalismi e frasi di circostanza la tensione, sin lì solo sottaciuta, esplode in un "carnage" dialettico.
Polanski adatta al grande schermo l'opera teatrale "The God of carnage" di Yasmina Reza, per rimanervi il più fedele possibile ambienta la storia in un unica location, una lussuosa casa newyorkese, con l'utilizzo di soli quattro attori.
Da una parte abbiamo i Cowan: il marito Alan(dio benedica Christoph Waltz!) un indaffarato avvocato Blackberry-dipendente con la risposta sempre pronta e una disillusa ironia, accompagnato da Nancy, un'affascinante Kate Winslet che dietro le buone maniere nasconde un forte risentimento nei confronti del marito. Dall'altra troviamo i Longstreet: la moglie Penelope, interpretata da Jodie Foster(dio l'ammazzi!), è la tipica madre esemplare ed educatrice inflessibile, scrittrice d'arte si interessa anche di cause umanitarie nella sua amata Africa, al suo fianco troviamo Michael, un uomo generoso e genuino nei modi, obbligato dalla moglie a vestire, suo malgrado, da "intellettuale progressista" quando nella vita altro non è che un venditore di maniglie e sciacquoni per il water.
L'oggetto del contendere, ovvero l'eventuale punizione da infliggere al figlio dei Cowan e il chiarimento tra i litiganti, pian piano si diluisce nella storia sino a sparirne investito da continue divagazioni. Sarà poi un accidente accaduto a Nancy Cowan ad eliminare ogni formalismo e far emergere rancori interpersonali non solo tra le due coppie, ma anche all'interno delle coppie stesse, fomentato dai fumi dell'alcol che causano reazioni isteriche ed in alcuni casi persino esilaranti.
Il regista guarda con occhio presente le mille sfaccettature dei personaggi, alternando tagli improvvisi a lunghe sequenze, soprattutto su Waltz alle prese con oceaniche chiamate di lavoro, obbligando gli attori ad una convivenza forzosa sul palco/schermo che riflette quella delle coppie in crisi. Polanski getta un messaggio tanto pessimista, sull'incomunicabilità tra esseri umani e le relazioni di coppia, quanto ottimista sulle generazioni future, ovvero i figli, con un finale forse un pò annacquato e frettoloso ma senza dubbio conciliante.



Scheda Film

Anno e Nazione:2011, Francia, Germania e Polonia

Adieu

martedì 27 settembre 2011

Bronson

Nell'attesa che esca "Drive", ultima fatica di Nicolas Winding Refn prevista per il 30 Settembre, propongo la recensione di "Bronson", pellicola che ha esaltato la settima arte del regista danese.
"Bronson" è la storia(vera) del criminale più famoso del Regno Unito Michael Peterson, che ha scontato più di trent'anni di reclusione quasi interamente in isolamento, nessun omicidio a suo carico ma tante tante scazzottate con secondini e colleghi di cella. Refn evita di raccontare la storia di Peterson con piglio documentaristico e al contrario ne esalta quasi all'inverosimile una personalità ricca di spunti eccentrici e originali, nel look quanto nei modi.
Partendo da un'infanzia ovattata sino a primi piccoli crimini commessi, senza farne una menata socio antropologica sulla formazione del profilo criminale, lascia spazio al personaggio Bronson che su un palcoscenico teatrale dialoga, da navigato showman, con un pubblico ideale. In un equilibrio di musiche (Pet Shop Boys, New Order, lirica...) e di colori(su tutti il rosso sangue) tra momenti di ironia molto british e scene di violenza, isolamento e degrado emerge con tutta la sua forza il Charles Bronson mostruosamente interpretato da Tom Hardy che, pieno di muscoli e facce giuste, ruba la scena a man bassa.
La violenza ha un ruolo di assoluta centralità nella poetica cinematografica di Refn, in questo caso particolare è una violenza ferina vitale e quasi liberatoria, senza falsi moralismi, mezzo di ribellione alle rigide logiche della società inglese del Tatcherismo. A riguardo in una recente intervista raccolta in occasione dell'uscita di "Drive" il regista danese ha ribadito questo concetto, affermando che l'arte di per sè è già un atto di violenza, e che il cinema in particolare, essendo basato sulle emozioni, non può evitare di descrivere la più estrema tra tutte.
Voglio omaggiare il film con una tra le scene più interessanti per resa visiva e simbolica.
Buona Visione.





Scheda Film

Anno e Nazione: 2009, Gran Bretagna

Adieu

lunedì 26 settembre 2011

Secuestrados - Kidnapped

Raccontare la trama di "Secuestrados" risulta piuttosto semplice: una ricca famiglia madrilena composta da padre madre e figlia, va a vivere in una villa lussuosa ma un pò isolata, la prima notte nella nuova dimora si trasforma in un incubo quando tre individui incappucciati fanno irruzione per derubarli.
Il tema di per se non è il massimo dell'originalità, negli ultimi anni anche del buon cinema(ma anche no..) ha trattato variamente queste situazioni, da "Funny Games"(citato con buon gusto dal regista) ai più recenti "The Strangers", "Them" ecc. ecc.
La pellicola di Miguel Angel Vivas si muove tra il "già visto" e qualche spunto interessante, tra il thriller psicologico e l'horror rape & un pò revenge(a riguardo stupirà il finale...). La parte del "già visto" si fa sentire e un pò nuoce alla visione, vedi la scrittura dei personaggi: tra i tre rapitori c'è il cattivissimo e sadico, quello con esperienza e taciturno, e soprattutto, seguendo la vecchia regola di "sbirro buono, sbirro cattivo" e rovesciandola un pò, troviamo il cattivo con spunti di filantropismo che inizia a pentirsi della malefatta.
Tra i rapiti direi che la figlia si rende del tutto insopportabile(ma il linea con tante pessime interpretazioni nel genere) ammorbando per più di un ora con urletti e sospirini che fanno andar di matto.
Di buono invece c'è la fattura del film, coraggiosa soprattutto la scelta di girare quasi interamente con la camera a mano, spesso ritenuta una pessima idea, ma in questo caso utile nel rendere bene i momenti di tensione senza far venire il mal di mare(siamo lontani da [REC], tranquilli!). Altra finezza tecnica è la divisione in due dello schermo adottata per alcune scene molto movimentate, roba da videoclip insomma, ma che ancora una volta rende il momento senza esasperare troppo lo spettatore. In definitiva nulla di trascendentale per un film che scorre abbastanza rapidamente, 80 minuti con qualche sofferenza nella parte centrale, fatto da un regista con buone idee, soprattutto a livello tecnico, che si è fidato di un tema a botta sicura che nutre voyeuristicamente l'immaginario dello spettatore nel vedere raccontato un incubo tanto vicino quanto tranquillizzante a portata di un clic sul telecomando.



Scheda Film

Anno e Nazione: 2011, Spagna

Adieu

martedì 20 settembre 2011

Soul Kitchen

Zinos Kazantzakis è il proprietario del Soul Kitchen un ristorante di Amburgo tirato su in un capannone industriale davanti al quale passa la ferrovia, il cibo non è un granché ma la clientela non è di grandi pretese. Zinos, afflitto da un dolorosissimo mal di schiena, è fidanzato con Nadine, un'antipatica reporter che decide di partire per la Cina in cerca della svolta per la propria carriera, e anche per questo la loro relazione non va a gonfie vele. Attorno al ristorante ruotano poi una serie di personaggi, come l'esilarante barbone Sokrates che occupa una parte del capannone; Ilias, fratello di Zinos, classico criminale da strapazzo appena uscito di galera, due camerieri con velleità artistiche e soprattutto il nuovo cuoco Shayn folle quanto geniale nel dare una svolta culinaria al Soul Kitchen. La sopravvivenza del ristorante verrà messa in pericolo da Neumann, uno spregiudicato affarista ex compagno di scuola di Zinos.
La commedia firmata da Fatih Akin è una gran bella sorpresa, un film vivo e chiassoso, con scene da vedere e rivedere(la scena del funerale e di Kemal lo spaccaossa su tutte!)trascinante sino all'ultimo con un finale a dir poco rocambolesco. Grande protagonista è la città di Amburgo, multietnica e underground, luogo di nascita del regista che le rende onore con una fotografia mai banale.
Notevole anche la scelta degli attori, tra qualche faccia già vista come Moritz Bleibtreu, il Baader del film "La banda Baader-Meinhof", e tante altre new entry come il protagonista Adam Bousdoukos, anche lui nativo di Amburgo, e il cuoco sempre sopra le righe Birol Unel: un miscuglio turco ellenico teutonico davvero esplosivo!
Qualche ingenuità di scrittura qua e là si trova, vedi la seconda parte di film un pò troppo arruffona per via della molte idee che potevano esser sviluppate in maniera migliore, ma rimane davvero tanto per il resto: un film che trasuda amore per la musica, il cibo, per la propria città ma soprattutto per il cinema; una ventata di freschezza in un genere, quale la commedia, che ultimamente per colpire ricorre ad un demenziale molto spesso di pessima fattura.


Scheda Film

Regia: Fatih Akin
Anno e Nazione: 2009, Germania

Adieu

lunedì 12 settembre 2011

La Cosa

Lungo un’enorme distesa antartica, un elicottero norvegese insegue e tenta di uccidere un cane che miracolosamente riesce a schivare i proiettili; l’elicottero esploderà e il cane sarà accolto all’interno di una stazione scientifica statunitense. Il fatto inizialmente non sconvolge la vita del gruppo di ricerca che, tra un J&B e una partita a biliardo, attende che il lungo inverno antartico finisca. Il cane però porta con sé un terribile segreto che può mettere in pericolo non solo la vita del gruppo ma quello dell’intera umanità.
Immaginate adesso di essere in uno dei luoghi più isolati della terra, le comunicazioni con il resto del mondo si sono interrotte, e una cosa, venuta da chissà quale pianeta, difficilmente definibile, prima viene fuori dal corpo di un husky e in seguito entra dentro il corpo degli esseri umani per assumerne le sembianze: ecco che l’horror fantascientifico firmato da Carpenter è servito. La Cosa è ispirato al racconto breve "Who goes there?" di John Campbell, già in passato Howard Hawks, regista molto caro a Carpenter, ne aveva tratto il film "La cosa da un altro mondo". Come spesso capita nei film horror, soprattutto di autori quali Romero o Carpenter stesso, si utilizza il topos horror per evidenziare determinati aspetti della società umana. In questo caso il gruppo di stanza alla base scientifica di fronte ad un pericolo invisibile mette in discussione la reciproca fiducia, attivando un meccanismo mentale di paranoie e sospetti, che, come la cosa, s’insinuano in maniera inesorabile finendo a loro volta per innescare un tragico homo homini lupus. Il nemico da combattere è quindi dentro la testa di ognuno ma anche fuori nonostante non si riconosca, Carpenter gioca su queste alternanze anche a livello visivo con campi lunghi e lunghissimi sulla base alternati a lunghe sequenze d’interni ambientati in piccole stanze.
La cosa c’è ma non si vede in tutto il suo splendore, tranne che nel finale quando assume le sembianze di un mostro tentacolare dalle tante bocche che tanto sembra sbucato fuori da un racconto di Lovecraft. Da rilevare poi l’uso di effetti speciali e trucchi assolutamente di livello e innovativi per gli anni 80’, a riguardo consiglio di fare attenzione alla scena con il defibrillatore! Nel cast troviamo quel Kurt Russel, già assoluto protagonista un anno prima in "1997: Fuga da New York" proprio con Carpenter, che mette da parte la benda sull’occhio per far spazio a una folta barba. Il finale aperto lascia qualche interrogativo allo spettatore, giusto quelli che di solito sono utilizzati per un sequel, ma notizia di questi tempi è che in rampa di lancio c’è il prequel ambientato nell’accampamento norvegese. Pazienza! Il meccanismo prequel/sequel/remake/reboot sembra aver fagocitato anche La Cosa

Questo il trailer del prequel:



Scheda Film

Anno e Nazione: 1982, USA

Adieu

giovedì 8 settembre 2011

A l'interieur

In una Parigi messa a ferro e fuoco dalla rivolta nelle banlieu una giovane fotografa incinta, la cui vita è stata recentemente sconvolta dalla morte del padre del bambino che porta in grembo, sta per passare la notte di Natale sola in casa. A rompere il silenzio e la tranquillità della notte sarà una visita non troppo gradita e amichevole.
A l''interiuer è un gioiellino del genere gore splatter confezionato dai giovani registi francesi Alexandre Bustillo e Julien Maury, nuovi rappresentati del recente cinema horror francese che in questo genere particolare sta vivendo un ottimo periodo di forma. Un vero incubo entre les mursche prende allo stomaco e riempe lo spettatore di interrogativi che giustifichino cotanta efferatezza. La risposta a tutto ciò sta "dentro", come il titolo suggerisce: dentro la casa, luogo che ispira sicurezza e tranquillità quando "fuori" tutto viene sconvolto dalla rivolta, ma soprattutto dentro Sarah(una brava Alysson Paradis, per la cronaca cognata di Johnny Depp) costretta a sfuggire alla furia cieca di una donna(Beatrice Dalle, raggelante negli sguardi) vestita di nero e armata soltanto di una forbice da sarta, ma di lei null'altro si sa.
Nulla viene risparmiato allo sguardo in un tourbillon inesorabile di sangue e carne che però non svilisce la trama di un piccolo capolavoro del genere che riesce a turbare ed appassionare sino all'ultimo istante. A l'interieur scava nella più primordiale tra le paure dell'uomo, ovvero la paura dello straniero, del diverso, dell'estraneo e lo fa giocando su più piani: gli stranieri che si ribellano per le strade francesi come l'estraneo che viene a saldare i conti dentro casa.
Notevole il finale con un scena tra le più poetiche e terribili del cinema horror di mia memoria. Buona visione.


Scheda Film

Anno e Nazione: 2007, Francia

Adieu

venerdì 2 settembre 2011

L'altro uomo - Delitto per Delitto



"Questa è una qualunque stazione ferroviaria, di una città qualunque, in un giorno qualunque..."

Così inizia a raccontare la voce fuoricampo del regista nel presentare una storia che, come più volte ribadito, è basata sulla casualità delle cose umane. Due uomini: un famoso tennista ed un emerito sconosciuto si incontrato su un treno, e dopo dei normalissimi convenevoli, lo sconosciuto rivolge al famoso tennista un proposta sconvolgente: in cambio dell'uccisione del padre, lo sconosciuto ucciderà a sua volta la moglie del tennista che non vuol concedere lui il divorzio... lo sconosciuto non viene preso sul serio e per "l'altro uomo" sarà l'inizio di una marea di guai.
Il film di Hitchcock del 1951 è stato distribuito in Italia anche con il titolo "Delitto per delitto", anche se credo che illuminante sia il titolo originale "Strangers on train", che sottolinea la casualità dell'incontro avvenuto su uno dei mezzi di trasporto più utilizzati nella quotidianità. "L'altro uomo" è un film al confine tra noir e thriller che propone temi quali l'ossessione della persona comune verso la vita privata del divo di turno, e come la vita di quest'ultimo sia sempre sotto gli occhi indiscreti di tante e troppe persone. Hichtcock è sempre attuale nei temi quanto nel fare cinema e trasforma l'ossessione in azione e suspence come ancora in pochi sanno fare, su tutti il finale ambientato nel luna park(anomalo luogo del delitto) dove i protagonisti si affrontano in una giostra impazzita che, utilizzata come metafora del destino degli uomini, gira e rigira investendo e sconvolgendo la vita di questi ultimi.
Posto qui il video dei primi minuti del film in cui il regista presenta la storia senza lesinare un'arguta ironia.


Link streaming

Scheda Film

Anno e Nazione: 1951, USA

Adieu